Stanotte a Napoli, il passaggio di Alberto Angela che ‘condanna’ l’Italia: bellezze fino al 1861, poi… Il noto divulgatore nella sera di Natale ha dedicato un’intera puntata della sua trasmissione alla città partenopea. Alberto Angela ha raccontato Napoli dal punto di vista dell’arte, della bellezza e della cultura.
Un dettagliato e appassionato viaggio partito dai Musei (Archeologico e Capodimonte in primis), passando per le Catacombe del Rione Sanità, dalla Cappella e dal Tesoro di San Gennaro. Ma anche la chiesa di Santa Luciella, la Galleria Borbonica, Napoli sotterranea di San Lorenzo Maggiore. E poi il Cristo Velato, il monastero di Santa Chiara, i presepi di via San Gregorio Armeno. Così come il legame con Diego Armando Maradona che ancora oggi è intatto.
Da napoletano conosco esattamente l’enorme potenziale che questa città può esprimere sotto tutti i punti di vista. Così come sono consapevole dei suoi problemi, che alla fine sono gli stessi di tutte le altre città del mondo, dove però la presenza delle istituzioni è tangibile, con sostanziosi investimenti e innumerevoli progetti. Nello straordinario racconto di Angela, c’è un passaggio che ci ha colpito e che praticamente condanna l’Italia per molti dei problemi irrisolti di Napoli: la descrizione delle bellezze del capoluogo campano si ferma all’unità d’Italia.
Stanotte a Napoli, il passaggio di Alberto Angela che ‘condanna’ l’Italia
Lo stesso Alberto Angela sottolinea come Napoli abbia ricevuto e saputo assorbire il meglio dal periodo antecedente all’annessione del 1861. Quasi tre millenni di progressi e innovazioni, dopodiché il buio totale. Napoli era una delle capitali più importanti d’Europa finché a gestirla erano Greci, Normanni, Francesi, Spagnoli…
“Una città ha visto le dominazioni di tantissimi popoli nel corso dei millenni e che, a differenza di come accade solitamente, non ha solo trattenuto qualcosa di ognuno di essi, ma è riuscita a cambiare l’invasore di turno, lo ha incantato con la propria anima”, dice Angela. I Borbone, in particolare Carlo III, hanno reso questa città il fulcro della cultura per secoli. I Savoia, arrivati subito dopo, hanno aggiunto un’aquila ad un trono…
“Napoli è una città di luci e ombre, spesso le cronache tendono a concentrarsi sulle sue ombre, che non intendiamo ignorare, che vanno individuate e combattute. Ma Napoli non è solo ombre. Napoli è soprattutto luce”, sottolinea Alberto Angela, chiarendo un concetto che probabilmente se applicato anche dalle istituzioni porterebbe non solo il rilancio di una grande metropoli, ad oggi abbandonata e non opportunamente valorizzata per le sue bellezze, ma innescherebbe anche una spinta economica per l’intero Paese. Insomma, invece di propinarci teorie cazzulliane, forse è meglio farsi qualche domanda, Italia…
Carmine Gallucci direttore@brevwnews.com
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