Ornella Vanoni: “Gino Paoli? Mi dissero che era gay. Delusa profondamente da un uomo, ecco perché vivo sola”. Ornella Vanoni su Gino Paoli e non solo, la cantante si dice profondamente delusa da un uomo e racconta la sua vita attuale, in solitudine, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’.
[…] Strehler fu il suo primo uomo?
«No. Fu un signore napoletano, più grande di me».
Come ricorda la prima volta?
«Bella, perché dolce».
Strehler.
«Nessun uomo mi ha mai amata tanto. Era sposato, ma non importava: sposarmi non è mai stata la mia ambizione. Frequentavo i corsi al Piccolo Teatro. All’esame, con la V di Vanoni, passai per ultima. Ero nervosissima. Buio assoluto. Portavo “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” e un passo delle lettere di Alfieri. Mi incespicavo di continuo, ripetevo: pardon, pardon… Sentii una voce di donna dire: “Attenzione, qui c’è qualcosa di interessante”. Era Sarah Ferrati, la grande attrice. Io devo alle donne il massimo del bene e il massimo del male.
Veniva sempre a fare lezione nella mia classe, per lo stupore delle altre: di solito non si vedeva mai. L’insegnante di danza era sua moglie, da cui era già separato. Mi detestava: aveva capito al volo che sarei piaciuta al marito». E lui? «Mi diceva: hai talento, ma non hai i nervi per reggere. Aveva ragione. Però alla fine ce l’ho fatta senza di lui».
Ornella Vanoni: “Con Strehler finita soprattutto per un motivo”
Come mai finì?
«Non potevo seguirlo nella droga e negli altri suoi vizi. Andai al festival di Spoleto, a cantare le canzoni della mala con la regia di Zeffirelli. Entrai nel gruppo di Visconti, che mi piacque molto. Lì incontrai Renato Salvatori, quello di Poveri ma belli. Mi ha quasi messo a letto. Fu solo un flirt, ma uscirono le foto di una nostra gita in motoscafo sul lago di Bracciano. Strehler ne soffrì come un cane. Veniva a casa mia e cominciava a ripetere: “Con te non posso vivere, senza di te non posso vivere…”. Una volta, anni dopo, mi telefonò: “Tu devi tornare con me, ti voglio al mio fianco…”. Lo informai che stavo per sposarmi».
Con Lucio Ardenzi, il produttore.
«Strehler andò su tutte le furie: “Quel mercante!”. Giorgio era circondato da donne in adorazione; non si capacitava che una potesse dire di no. Ma io lo adoravo quando lui, un genio, era sul palco, a fare la Tempesta o Il gioco dei potenti. Nella vita lo amavo come si ama un uomo. E delle altre non me ne fregava niente».
Ornella Vanoni: “Gino Paoli non aveva nemmeno i soldi per il biglietto dell’autobus”
Prima del matrimonio incontrò Gino Paoli.
«Lo sentii nella casa discografica suonare “Il cielo in una stanza”. Chiesi chi fosse, mi risposero: “Un frocio che fa canzoni orrende”. Strano, mi dissi: suonava maluccio, ma la canzone mi era parsa stupenda. Così cominciai a frequentarlo».
Cosa facevate?
«Lunghe passeggiate. Gino non aveva i soldi neanche per il biglietto del tram; così andavamo sempre a piedi, io gli trotterellavo dietro con i tacchi a spillo, sfinita. Fino a quando, appoggiati a un muretto, gli chiesi: “Ma tu sei frocio?”. Rispose: “No, perché?”. E io: “Mi avevano detto così”. E lui: “A me invece hanno detto che tu sei lesbica, canti male e porti male…”. Siamo scoppiati a ridere. E ci siamo dati il primo bacio».
Perché quelle maldicenze?
«Perché eravamo diversi. Ma Gino ne era felice: “Io li lascio dire, e poi gli scopo le mogli”».
Neanche di Paoli era gelosa?
«Gelosissima. Non c’era mai. Sposato, sempre in giro. Uscivamo di casa ognuno con una borsa di gettoni e stavamo ore al telefono. Ora lui mi dice: “Ornella, ti ricordi le risate?”. Ma quali risate, io soffrivo da morire. Sposai Ardenzi, ma ero ancora innamorata di Gino».
Celentano?
«Ci siamo divertiti tanto. Nella casa di via Bigli avevo un biliardo enorme, che schiacciando un bottone diventava un letto. La cosa lo faceva molto ridere».
[…] Dicono che pure Lucio Dalla fosse bugiardo.
«Bugiardissimo. Ma proprio per questo con lui non ti annoiavi mai. E poi io lo trovavo affascinante, quindi bello».
Ornella Vanoni: “Gino Paoli? Mi dissero che era gay”
[…] Nel film lei dice di non avere soldi da parte. Come mai?
«Li ho sempre persi tutti. Hanno scritto che ho un patrimonio di 118 milioni di euro, più di Miuccia Prada. Se fosse vero non sarei qui con lei, sarei a nuotare in un’isola del Pacifico».
Perché li ha persi?
«Un po’ perché mi fregavano: a fine tournée talora mi davano solo una parte di quel che mi spettava; sapevano che non avrei controllato. E un po’ per un senso di solitudine. Ero sempre da sola nelle mie scelte; e gettavo via il denaro. Compravo una casa, la arredavo, poi vedevo che nessuno veniva a trovarmi, neppure mio figlio, e la rivendevo, magari a metà prezzo».
[…] Lei ora vive sola.
«Da 25 anni. Per scelta. Sono rimasta terribilmente delusa da un uomo. Colpa mia: mi sono ostinata a cambiarlo; ma gli uomini non cambiano, se non in peggio; e all’appuntamento lui alla fine non viene. Questa persona ebbe un infarto e le salvai la vita: non aspettai l’ambulanza, la portai al Niguarda in taxi. Il giorno dopo mi odiava. Così sono rimasta con Ondina, il mio cane. Siamo due ragazzine sole. E poi ho due nipoti».
[…] Com’è stato il lockdown?
«Non così duro, per noi che abbiamo vissuto la guerra. Avevo imparato la pazienza, a resistere chiusa in una stanza. I nazisti ci spararono in casa, davano la caccia a mio cugino partigiano, che poi fu ammazzato. Il Covid l’ho fatto. Sono stata malissimo, ma senza angoscia. Da ragazza ho avuto pure la tisi… E poi noi donne, che conosciamo il parto, soffriamo il dolore fisico meno degli uomini».
[…] Lei ha paura?
«Oltre una certa età non si può e non si deve andare. Mia zia visse 107 anni: un cervello lucido, purtroppo, in un corpo distrutto. Da diventare pazzi. No, a un certo punto bisogna morire».
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