Carmen Consoli: “Mio figlio un giorno conoscerà suo padre, per legge. Io innamorata? L’uomo della mia vita futura, l’ho partorito io”. Carmen Consoli sul figlio e non solo, la cantautrice siciliana, 47 anni, parla del figlio che ha avuto con un donatore che non conosce in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Lo spazio che c’è tra poesia e prosa, tra musica e numeri, è piccolo o grande?
«Potrebbe essere molto piccolo sebbene, se noi pensiamo da un punto di vista matematico, anche nello spazio più piccolo che possiamo considerare c’è una quantità infinita di numeri. Questa è la bellezza della poesia, in qualche modo è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione, ma proprio per questo è un segnale che qualcosa di mistico al di fuori di noi ci circonda e chissà a quale funzione appartiene».
Questa dimensione mistica è più Dio o più i numeri?
«Io questo non lo so, perché non ho le prove e non escludo l’esistenza di Dio. Non ti nascondo che mi piacerebbe che ci fosse. Purtroppo non ho la fede per credere ciecamente a questo. Però mi piacerebbe molto. Se Dio ci fosse, sarebbe una bella notizia».
Carmen Consoli: “Mio figlio un giorno conoscerà suo padre”
[…] La prima canzone che hai scritto, a quanti anni e come si chiamava?
«Molto presto. Utilizzavo la musica legando il suono alle parole. Era un metodo che mio padre mi aveva insegnato per imparare a memoria le poesie a scuola. Ma anche i canti della Divina Commedia. (Comincia a intonare: Nel mezzo del cammin di nostra vita…) Se non ricordavo la parola era il suono che mi aiutava. Quando scrivevo i miei diari quasi automaticamente, in realtà, finivo col musicare i miei sentimenti. La prima vera canzone, la prima pubblicata è stata Quello che sento. Fu credo, verso i quindici anni, poi la ripresi, la feci sentire a Virlinzi, che fu il mio primo grande produttore. La presentammo a Sanremo giovani e ci presero».
Nel tuo ultimo album ci sono due brani nei quali compare la stessa espressione: «Sta succedendo». Cosa sta succedendo?
«Io amo moltissimo il verbo succedere che, visto come sostantivo, diventa il successo, ma visto come participio passato indica ciò che è già accaduto. Se mi si chiede: ti piace il successo? Certo, ma è già una cosa che fa parte del passato. Mi sforzo di guardare avanti, a ciò che sta per succedere. Spesso chiudo gli occhi e penso che, malgrado le avversità che ci stiamo ritrovando a vivere, sento nel mio cuore che qualcosa di veramente speciale stia per succedere. Ecco perché mi affascina il “sta succedendo”. C’è un’imminenza dell’avvenire che dipende dalla consapevolezza del passato, cioè di ciò che è già accaduto. La storia come fondamento d’identità, la uso per costruire il mio divenire. Vivo in questi tre piani temporali e infatti affido molto al sogno».
Carmen Consoli: “Mio figlio portato per la matematica”
Il sogno a occhi aperti, come desiderio e possibilità?
«È un seme, diventa germoglio, ci permette con il lavoro di oggi di realizzare i nostri sogni. Questo è quello che mi è stato insegnato, io sono grata ai miei genitori per avermi formato così. D’altronde, in Sicilia negli anni ’80, era certo tutto molto bello. La Sicilia è una terra veramente ricca, abitata da persone meravigliose, per cui io ho deciso di far crescere mio figlio qui e di lavorare anche io qui e di tornare a vivere qui».
[…] Presente e futuro: tuo padre e tuo figlio. Cominciamo da tuo figlio. Raccontami di lui e di te con lui.
«Si chiama Carlo Giuseppe, è un bambino che oggi ha otto anni, ha una bella testa, è molto portato per la matematica. Adesso è arrivato anche a capire il meccanismo delle radici quadrate. Non perché sia un genio, solo perché è appassionato e curioso. Suona il pianoforte e la batteria, compone le sue prime canzoni, esprime i suoi sentimenti. È arrivato in me e ha cambiato totalmente la mia visione sul mondo. Uno parla di aspettative che vengono costantemente deluse, disattese. Invece mio figlio è stato più delle aspettative, più del desiderio che io nutrivo; ha proprio cambiato la lettura che io ho del mondo, di tutto quello che vedo, di tutto quello che vivo».
Hai deciso che lui sappia in futuro chi è suo padre?
«Sì».
Mi racconti questa decisione?
«Ho fatto questo intervento a Londra proprio perché c’è la possibilità di poter far conoscere a questi bambini il proprio padre. Quando lui avrà quindici anni per legge conoscerà, se vorrà, il suo papà. Al momento non è intenzionato. Io ho cercato di mandare una lettera per anticipare questo momento perché, chiunque sia questo padre a cui io sono molto grata, secondo me gioirebbe nel vedere un bambino così. Quindi non vorrei fargli perdere l’emozione di farglielo conoscere ora. Però Carlo non è intenzionato, perché ha paura che qualcuno occupi il letto grande. Mi ha detto però una cosa molto importante: “Potresti traumatizzarmi”. I bambini si abituano a dei riti, delle abitudini e il momento in cui si sconvolge il loro equilibrio può essere pericoloso. Lui ha molte figure maschili importanti attorno a sé. Sono tutti i suoi zii, le persone che frequentano questa casa e che gli dedicano veramente tanto tempo».
Carmen Consoli: “Mio figlio? Ho potuto scegliere il padre biologico”
Hai potuto scegliere il padre di tuo figlio?
«Ho potuto scegliere il padre di mio figlio, sì».
Sulla base di quali caratteristiche?
«Ho avuto una lista innanzitutto di donatori compatibili. Io sono zero negativo per cui è molto complicata la combinazione anche dal punto di vista biologico. C’erano delle caratteristiche nella sua scheda: gli piace la musica, ha un diploma in pianoforte, ama Bach, Mozart e Beethoven. Lui è medico, studia la filosofia, non è religioso ma ama la filosofia orientale. E anche l’arte contemporanea. Una cosa importantissima è che ama la buona cucina, ha il palato fine. Insomma c’erano tre componenti favorevoli: Bach, la buona cucina, l’intreccio di scienza e musica. D’altra parte è il tipo di persona che forse avrei voluto incontrare, nella vita».
Non hai mai avuto il desiderio di conoscerlo?
« Tantissimo. Ho una curiosità incredibile».
Non puoi farlo?
«Io ho mandato questa lettera, prima che ci fosse tutta la tempesta del Covid. Adesso provo a sollecitare nuovamente per vedere se si può affrettare questo incontro. Se lui dovesse essere disponibile, la cosa si potrebbe fare. Quindi adesso solleciterei. Sì io sono molto curiosa».
[…] A Sanremo tornera?
«Al momento no, non l’ho previsto e soprattutto non andrei in gara. Ma non perché io mi senta superiore, anzi. Sai perché ho smesso di giocare a tennis? Ero anche bravina, ma mi mortificavo quando segnavo il punto, chiedevo scusa all’avversario. Non riesco purtroppo, anche per educazione familiare, a fare pace con questa idea della competizione. Sono competitiva con me stessa, voglio migliorarmi, però non riesco a concepire la gara, mi mette ansia».
Quant’è che non ti innamori?
«Da tanti anni. L’uomo della mia vita futura, l’ho partorito io».
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