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Dodi Battaglia: “Mia moglie morta un’esperienza che mi ha svuotato. Oggi la mia donna è solo una”

Dodi Battaglia: “Mia moglie morta un’esperienza che mi ha svuotato. Oggi la mia donna è solo una”. Il chitarrista storico dei Pooh racconta il difficile momento vissuto dopo la scomparsa della moglie Paola Toeschi in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Si rimette in pista con la scrittura?
«Il successo editoriale di questo libro mi ha spinto a progettare uno spettacolo teatrale. Si tratta di un dialogo aperto con ciascuna delle mie chitarre in cui racconto una storia. Durante il recital parlerò con i miei strumenti e dirò: “Ti ricordi quante lacrime ho versato quando Riccardo è uscito dal gruppo?”. Oppure prendendo quella con cui ho suonato a Sanremo del 1990 esclamerò: “Ricordi come vibravano le mie dita su quel palco?”. Non mancherà la frase e il ricordo con la chitarra che stringevo tra le mie braccia quando Stefano D’Orazio decise di lasciare la band. È un progetto a cui tengo molto, insieme a un altro…».

[…] Nel privato il periodo che si lascia alle spalle non è stato facile…
«Sono in una fase di ripresa dopo la morte di Paola, un’esperienza che mi ha svuotato. Lei era una donna speciale. Aveva 18 anni meno di me e le dicevo sempre che, tra i due, il vecchietto ero io… Negli anni in cui è stata malata, Paola è riuscita a creare una famiglia meravigliosa e ha fatto un ottimo lavoro con mia figlia Sofia che, qualche settimana fa, ha compiuto 16 anni».

Dodi Battaglia: “Mia moglie morta un’esperienza che mi ha svuotato”

“La mia donna”, come cantava nei Pooh, ora è sua figlia Sofia?
«È una ragazza che mi riempie di coccole e sorrisi. Ci stiamo riorganizzando la vita a casa. Lei è in gamba. Mi dà mille soddisfazioni. A scuola prende voti alti, ha tante amiche. Non mi lascia mai. Per fortuna non mi sento solo avendo quattro figli, anche se due di loro vivono in America».

Domanda di rito. Le mancano i Pooh?
«Spesso sogno di stare in camerino con i miei colleghi a parlare di impegni o a scherzare. Non avrei mai sciolto i Pooh perché ci sono entrato a 17 anni da fan, quindi può immaginare… Ho proposto più volte una reunion a una condizione: che il ricavato di un ipotetico evento vada tutto in beneficenza per la ricerca sul cancro o per i malati di Covid».

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