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Maria Chiara Giannetta si racconta: “Così ho capito che volevo fare Teatro. Blanca? Vivere da ipovedente mi ha insegnato un aspetto”

Maria Chiara Giannetta si racconta: “Così ho capito che volevo fare Teatro. Blanca? Vivere da ipovedente mi ha insegnato un aspetto”. Maria Chiara Giannetta si racconta, l’attrice foggiana protagonista della serie tv dove interpreta una ragazza ipovedente consulente in un commissariato di polizia, parla in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Ora che ha il ruolo principale in una fiction, i suoi genitori saranno ancora più orgogliosi di lei.
«A 14 anni stavo sempre a casa a guardare i film e mi sono detta: “Voglio provare a fare teatro”. Così mi sono iscritta a un corso e dopo il saggio di fine anno ho continuato con una compagnia indipendente, dove ho conosciuto Gianmarco Saurino (foggiano come lei e visto anche in “Doc – Nelle tue mani”, ndr): insieme abbiamo provato a entrare al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. I miei genitori mi hanno accompagnata al provino e hanno fatto davvero tanti sacrifici per pagarmi la scuola e la casa nella Capitale. Oggi che vedono i frutti di quell’investimento sono felicissimi per me, sono contenti di avermi dato fiducia».

Veniamo a “Blanca”. Nella serie si definisce cieca: avete abolito il “politicamente corretto”?
«Cerchiamo di abbandonare ogni forma di compassione: Blanca è una persona che può fare tutto».

Certo che come primo ruolo deve essere stato complicato. Paura?
«No, mi ha stimolato. Quando ho saputo che il provino era andato bene ero contentissima».

Maria Chiara Giannetta si racconta: “Così ho capito che volevo fare Teatro”

Da cosa è partita per entrare nei suoi panni?
«Mi sono documentata vedendo film come “Il colore nascosto delle cose” e “ In darkness”. Mentre la “bibbia” è stato il libro “Il dono oscuro” di John M. Hull, in cui l’autore spiega come ha vissuto la perdita della vista. Ma ho conosciuto un sacco di persone che mi hanno dato tanti spunti, tra cui il maestro Andrea Bocelli».

Cosa le ha insegnato?
«L’ho incontrato a casa sua e mi ha spiegato che in un ambiente che conosci ti muovi con disinvoltura. In quelli nuovi, invece, esplori con calma e sei più cauto nei movimenti. E poi, al di là delle dritte e di alcune idee per la sceneggiatura, il carattere di Bocelli è stata la cosa che più mi ha ispirato, la sua indipendenza e intraprendenza».

Le ha spiegato anche come muovere gli occhi?
«Ho studiato come muovermi con il regista, Jan Maria Michelini, ma non abbiamo voluto esagerare. Abbiamo tolto il punto focale all’occhio e per questo ho lo sguardo un po’ vitreo. Il primo mese ho avuto mal di testa perché è tutto un lavoro muscolare, poi, una volta abituata, era difficile tornare a guardare in modo normale».

[…] L’acqua ritorna spesso in “Blanca”. Come mai?
«La pioggia sbattendo sugli oggetti li “posiziona” nello spazio tramite l’udito. Blanca è felice quando piove perché è come se riuscisse a vedere».

Maria Chiara Giannetta si racconta: “Blanca? Ho studiato per muovermi così”

Ha potenziato anche lei i suoi sensi come Blanca?
«Sì, ma è una questione di attenzione, possiamo farlo tutti. Un giorno, mentre mi asciugavo dopo una ripresa, a un piano sotto di me ho sentito qualcuno entrare e dal passo ho riconosciuto Pierpaolo Spollon. Nessuno se ne era accorto».

Accanto a Blanca c’è il suo fedele cane guida, Linneo. Ci parli di lui.
«In realtà si chiama Fiona ed è un bulldog americano di quasi 3 anni. Ho iniziato a lavorare con lei e l’educatrice tutti i giorni per un mese prima dell’inizio delle riprese, che sono durate sei mesi. Sono entrata in sintonia con Fiona e mi ci sono affezionata. Alla fine potevamo fare di tutto in scena, improvvisavamo molto. Eseguiva ogni movimento, bastava darle gli input giusti».

Dopo tanto tempo insieme, chissà che dolore…
«Separarci è stato un dramma. Dopo sei mesi insieme pensi che sia il tuo cane, ma è tornata dalla sua famiglia fantastica. Mi piacerebbe un sacco avere un cane mio, ma ora come ora sarebbe un sacrificio per lui, non potrei dargli tempo, amore e attenzioni. Sto lavorando tanto e sto sacrificando la mia vita, in senso buono».

Ora infatti è sul set di “Don Matteo 13”. Com’è stato salutare Terence Hill e accogliere Raoul Bova?
«Non ero a Spoleto in quei giorni, ma è stato emozionante, mi hanno mandato dei video e ci siamo sentiti. Terence rimarrà sempre con noi. Raoul è stato subito accolto nella nostra “grande famiglia”. Dopo le riprese andiamo a cena, al cinema o a bere un aperitivo. Stiamo sempre tutti insieme».

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