Baglioni: “Esordio? Ho iniziato per rimorchiare. Al debutto mi cacciarono dal palco dopo 2 canzoni e mezza”. Claudio Baglioni e l’ esordio con la cacciata dal palco, il cantante si racconta rivelando retroscena inediti sulle prime esibizioni in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Da bambino cosa ti piaceva guardare in televisione?
«Quando non avevamo ancora il televisore il giovedì si andava al bar a vedere “Lascia o raddoppia?”. Quando poi il televisore arrivò finalmente in casa nostra, le prime immagini che vidi furono quelle di una gara di pattinaggio artistico femminile: ricordo quelle “code di cavallo” che sfrecciavano veloci sul ghiaccio… (ride)».
Un ricordo indelebile!
«Per forza. L’arrivo della televisione in casa segnò un cambiamento di epoca e della condizione di vita. E solo il fatto di poterlo azionare con un pulsante per me aveva dell’incredibile!».
E andando poi avanti con le altre “varie età” a cosa ti sei appassionato?
«Ai grandi show degli Anni 60 e 70, a cui peraltro ci siamo un po’ ispirati per il nostro».
Quali erano i tuoi preferiti?
«“Teatro 10”, “Studio Uno”, “Canzonissima” con quei personaggi favolosi, da Walter Chiari a Mina, da Raimondo Vianello a Paolo Panelli e al maestro Lelio Luttazzi».
Baglioni: “Esordio? Mi cacciarono dal palco dopo 2 canzoni e mezza”
[…] Il primo concerto a cui hai assistito?
«Quello dei Pink Floyd al Palasport di Roma, era il 1968».
E il tuo primo concerto invece?
«Era di dimensioni più modeste (ride). In un cinema-teatro a Montesacro che si chiamava Espero. Avevo sui 15 anni, mi ingaggiarono per cantare in un’esibizione di avanspettacolo, una di quelle con le soubrette dai vestiti discinti. Arrivai io, un ragazzino con gli occhiali, il vestitino carino, davanti a un pubblico fatto di militari e mariti in libera uscita: non ottenni un grande successo».
Quanto sei durato sul palco?
«Non molto».
Tradotto in numero di canzoni?
«Due e mezza. La terza non me la fecero finire (ride)».
La prima ragazza che hai conquistato con la musica?
«Ho cominciato a suonare e cantare proprio per quello, per rimorchiare! Non è che avessi questo sacro fuoco dell’arte che ardeva dentro di me, cercavo solo di non essere trasparente nel mondo».
Ha funzionato?
«Beh, all’inizio non direi. Il destino di chi suona e canta è questo: sei lì con la chitarra, gli altri si baciano, se ne vanno insieme e tu rimani tutta la serata a cantare e a suonare solo. È una grande fregatura. L’ho capito dopo però».
Hai detto di essere «provato dalle prove», in realtà i tuoi spettacoli dal vivo durano ore. Che allenamento fai?
«D’inverno dedico sempre cinque o sei ore a settimana a corsa e ginnastica. L’estate invece nuoto. Il mare è il mio elemento, sono ancora un buon nuotatore, anche di resistenza».
Baglioni: “Esordio? Ho iniziato per rimorchiare”
[…] hai una discografia immensa.
«Ho prodotto tanto ma ho anche sprecato un sacco di tempo: progetti che non ho portato fino in fondo, idee che sono rimaste tali. Anche nella vita, quando alcune persone non ci sono più cominci ad avere quelle nostalgie che ti fanno dire: “Se quella volta avessi detto, avessi fatto…”».
E i rimorsi?
«Alla fine somigliano ai rimpianti: è sempre una questione di tempo dedicato agli altri. Se fai il cantante diventi un personaggio pubblico 24 ore su 24, ma non puoi essere fisicamente a disposizione sempre. Penso a quelle volte in cui dopo un concerto, stanco, i fan mi aspettavano fuori e io sono sfilato via in modo rapido, deludendoli. Ecco, il rimorso è che in quelle occasioni mi sarei dovuto invece fermare».
[…] Dopo oltre 50 anni qual è il brano che canti con più piacere nei concerti?
«Uno che canto sempre con mente aperta e cuore felice è “Strada facendo”, forse perché è la canzone del viaggio».
E una che invece ti sei stancato di cantare?
«In passato ci sono state canzoni che ho un po’ tralasciato. Persino “Questo piccolo grande amore”: qualche volta non la cantavo oppure ne facevo solo un accenno. Ora non succede più, col tempo si fa pace pure con le canzoni. Ci sono però quelle difficili che “temo” perché sono molto estese o hanno note in alto».
Per esempio?
«“Mille giorni di te e di me”: ha una parte finale impegnativa. Se facessi oggi quell’esame con i sensori sul petto, sarebbe come fare il Gran premio della montagna…».
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