Adèle Exarchopoulos: “Nuda? Oggi ho un problema ma non è un male. Ribellione in Francia? Noi abbiamo tagliato la testa al re…”. L’attrice francese rivela il suo pensiero e si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua carriera in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
I registi hanno cercato a lungo tra veri assistenti di volo la loro protagonista, poi hanno detto di aver visto in lei «lo spleen, la malinconia della maschera di cinema del quadro New York Movie di Edward Hopper», che mostra quello che sta dietro la facciata.
“Quando mi hanno detto di voler fare un film sulla solitudine, sul senso delle cose che cerchiamo e quasi mai troviamo, sui fantasmi, sulle maschere che ci mettiamo per rispondere alle aspettative degli altri, mi sono detta “Grave!”.
C’è una ragazza che ha perso sua madre e che sceglie di fuggire, diventa hostess, sale e scende dagli aerei senza troppo pensare a dove si trova, una specie di spersonalizzazione in cui cerca di dissolvere le sue ferite. Ma il suo spleen non è il mio, io non sono malinconica e non vivo nella negazione come Cassandra. Ho un sacco di amici perché in ogni cosa, nel lavoro o nella vita, quello che importa è con chi condividi”.
Rien à foutre è anche il ritratto di una generazione, la dice lunga il rapporto col lavoro che hanno Cassandra e i suoi colleghi. Quando viene loro offerta, rifiutano la protezione del sindacato e dicono: «Non siamo qui per fare la rivoluzione».
“È l’autopsia di una generazione, che è anche la mia, che non crede più. Non crede certamente che una rivoluzione sia possibile, ma non ha fiducia nemmeno nell’idea di un cambiamento.
Tra i miei coetanei trionfa l’individualismo, ci diciamo: «Me la gioco da solo, vediamo come me la cavo». E quello in cui ci troviamo è anche un luogo dove non c’è più amore, nel senso tradizionale del termine. Il telefono ha preso il posto dei rapporti umani. Non guardiamo più le persone negli occhi, non ci rendiamo conto di chi ci sta attorno. Il film parla di questa assurdità”.
Adèle Exarchopoulos: “Nuda? Ho più problemi ora che ho un figlio”
Eppure c’è ancora un desiderio di ribellione in Francia…
“Noi siamo quelli che hanno tagliato la testa al re…”.
Ma il racconto del mondo del lavoro che ha fatto parte della storia del cinema francese per lungo tempo, si è dissolto…
“La Francia ha un côté rivoluzionario e collettivo che fa parte della sua storia. Alle ingiustizie e alle disuguaglianze noi reagiamo scendendo in piazza. Il cinema rispecchia il nostro spirito collettivo, perché il cinema è l’arma della realtà. Io adoro vedere la realtà al cinema”.
Per esempio, che cosa le hanno insegnato le hostess con cui ha lavorato?
“Come truccarmi, vestirmi, come reggere il ritmo. Sono persone che non toccano quasi mai terra, che fanno quattro voli nell’arco di una giornata, passano dal sole alla neve in poche ore, a cui non ha senso chiedere quando parti e quando arrivi.
Ricordo di una telefonata ricevuta dalla direttrice della scuola di mio figlio (Ismaël, quattro anni, avuto dall’ex compagno, il rapper Doums, ndr); mi ha chiamato proprio quando il mio aereo stava per decollare e mi sono detta: « Putain, per quattro ore non posso fare niente per lui». Per loro questa è la norma, con l’ansia che ne deriva”.
Adèle Exarchopoulos: “Nuda? Oggi ho un problema ma non è un male”
[…] La vita di Adele, il film che 8 anni fa quando ne aveva solo venti, le ha regalato la Palma d’oro a Cannes (insieme a Léa Seydoux e la regista Abdellatif Kechiche), l’ha preparata a tutto?
“Sì, ho capito che ci sono situazioni, come un grande festival, che possono portarti in paradiso oppure distruggerti. Con la stessa intensità. Tre anni dopo La vita di Adele sono tornata a Cannes con il film di Sean Penn (Il tuo ultimo sguardo, la storia d’amore tra due volontari di una causa umanitaria in Africa, che a Cannes venne impallinato dalla critica senza pietà, ndr), quella è stata una lezione importante.
Ho visto come il mondo in cui mi trovavo potesse essere ingiusto: il film aveva difetti, nessuno lo nega, ma quelle che ho letto non erano critiche costruttive. Si metteva in dubbio la sincera vocazione all’aiuto di Sean, solo perché è un occidentale, ma io sono stata con lui ad Haiti, so quello che è disposto a fare per dare una mano e so che non si risparmia”.
Adèle Exarchopoulos, non ha problemi con la nudità perché è partita da un film che la esponeva senza riserve?
“Ho più problemi oggi di quando avevo vent’anni. Perché ora sono più grande e perché ho un figlio: non sono più capace di lasciarmi andare come allora. E forse non è un male”.
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