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Insinna: “Minacciato di morte insieme alla mia famiglia. Tv? Sono qui per una gaffe”

Insinna: “Minacciato di morte insieme alla mia famiglia. Tv? Sono qui per una gaffe”. Flavio Insinna minacciato di morte insieme alla sua famiglia, il conduttore racconta l’episodio che lo ha visto al centro di una polemica, tra le altre cose, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] quando fece l’esame per entrare nel Laboratorio di Proietti lei consegnava mobili.
«Sì e mi ricordo che quando il maestro mi fece l’esame finale, quello che avrebbe deciso la sottilissima lista degli ammessi, io, terrorizzato, provai a dissuaderlo. “Ma perché, lavori già?”, fece lui. E io: “Sì, do una mano a mio cugino”».

[…] Com’è arrivato a fare «Don Matteo»?
«Per caso. Andai da Costanzo a parlare della nostra compagnia, La Cometa, e tra il pubblico c’era Enrico Oldoini, il regista della serie. Venne a vedermi in teatro, mi volle nel cast. Dico solo una cosa: se Don Matteo ha resistito così tanti anni secondo me si deve soprattutto alla professionalità di Terence Hill. Io non l’ho mai visto prendersi un caffè, è stato sempre con noi, con il caldo bestiale e con la neve di Gubbio. Ma se le racconto come iniziò la carriera negli show in televisione è ancora più divertente».

E cioè?
«Per un microfono aperto». «Avevo fatto Don Bosco, miniserie tv. Mi premiarono a Saint-Vincent, le grolle, le star e tutto. Sul palco c’era Fabrizio. Il mio turno arrivava tardissimo, quando tutti non pensavano che alla cena. Quando Frizzi mi chiamò, io non sapevo di avere il microfono acceso e così dissi: “Ma devo proprio?”. Risate in sala. Mi accorsi di avere fatto una figuraccia e allora con Fabrizio cominciai a fare lo scemo, con battute a ruota libera. Qualche tempo dopo mi chiamò la mia agente e mi disse: “Ma che hai combinato a Saint-Vincent?”. E io: “Oddio, mi puniscono?”. E lei: “No, ti vogliono dare Affari tuoi”. Ero morto».

[…] Insinna, lei è uno dei pochi che riesce a infilare nell’intrattenimento più nazional-popolare anche dei temi delicati. Come la caccia.
«Guardi che quella volta fu una frase che mi venne spontanea, nulla di preparato. Tra le parole dell’Eredità venne fuori anche “caccia” e io, con naturalezza, dissi che finché ci sarò io la caccia in trasmissione non ci sarà».

Insinna: “Minacciato di morte insieme alla mia famiglia dai cacciatori”

E i cacciatori la presero di mira. Metaforicamente, certo.
«Minacce di morte a me e alla mia famiglia, minacce di boicottaggio dei prodotti delle pubblicità interne al programma. Lasciai spegnere tutto, diciamo che ci ho guadagnato la stima di qualcuno che prima non mi seguiva ma che la pensa come me. Il punto è che mamma e papà mi hanno fatto leggere libri. E oggi posso dire, con Gramsci, che io “odio gli indifferenti”».

[…] Ma dice di non volere figli.
«Sarei un padre troppo poco presente. Solo per questo. Io ho avuto la fortuna di avere dei genitori sempre accanto a me, nonostante all’inizio non accettassero la mia carriera di attore. Però mamma fece da paciera: andava da papà e metteva una buona parola, poi veniva da me e faceva lo stesso. Temo che non sarei all’altezza».

Flavio, c’è un errore che non rifarebbe?
«Sì, ed è un errore preciso. Non sprecherei le giornate mie e dei miei collaboratori di Affari tuoi dicendo cose magari giuste ma nel modo sbagliato (ci furono dei fuorionda diffusi da Striscia, nei quali il conduttore si lasciava andare a scatti d’ira durante una riunione ristretta di lavoro, ndr). Quando ho ceduto al nervosismo sono stato visto come una persona cattiva, ma io non sono così. Eppure ancora oggi non riesco a perdonarmi. Oggi certamente preferirei fare una trasmissione meno perfetta e curata ma senza avvelenare le giornate mie e di quelli che lavorano con me».

E in amore? È cambiato negli anni?
«Ascolto di più. Dedico più tempo alla persona che amo. Tolgo qualcosa al lavoro, cosa che prima mi riusciva difficilissimo. Chiedo scusa a chi non è stato amato abbastanza da me, ma oggi so che Gigi aveva ragione: non operiamo a cuore aperto, facciamo solo televisione».

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