Costanzo: “Riina e quella frase sulla mia condanna a morte. Guerra con Pippo Baudo? Ora siamo in ottimi rapporti”. Maurizio Costanzo, Riina, la bomba e non solo. Il giornalista e conduttore si racconta ad Aldo Cazzullo in una lunga intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
«A Montanelli devo tutto».
Perché?
«Mio zio mi faceva leggere i suoi articoli sulla terza pagina del Corriere. Mi invaghii. Così, a 14 anni, gli scrissi una lettera. Incredibilmente mi rispose. Mi invitò alla redazione romana. Poi nella sua casa di piazza Navona, a pranzo con Carlo Laurenzi: un uomo raffinatissimo, che lo divertiva con i suoi bon mots. Montanelli mi ha seguito per tutta la vita. Mi fece pure assumere da Afeltra al Giorno».
Come aveva cominciato?
«Da volontario, a Paese Sera. Capo dello sport era Antonio Ghirelli. Mi assegnò un reportage sul giro del Belgio. Firmai Maurice Constance. Poi mi affidarono una serie di interviste: gli scrittori e lo sport».
[…] Lei entrò nella P2. Perché?
«Per stupidità. Un amico — non lo nomino perché non c’è più — insistette, e io gli diedi retta. Stupidità in parte emendata dal fatto che confessai subito, e feci bene».
Costanzo: “Riina e quella frase sulla mia condanna a morte”
[…] La mafia tentò di uccidere pure lei.
«Riina disse: “Questo Costanzo mi ha rotto”. Cominciarono a pedinarmi, a spedirmi lettere anonime, ma non ci feci caso. Seppi poi che Messina Denaro era venuto nel pubblico dello Show, per vedere il teatro».
Una bomba. La sera del 14 maggio 1993.
«Fu un miracolo. Il mio autista mi aveva chiesto un giorno libero, e l’avevo sostituito con un altro, che conosceva meno bene la strada. Esitò al momento di girare in via Fauro, e questo confuse il killer che doveva azionare il detonatore. Sentimmo un botto pazzesco. Tra me e Maria passò un infisso».
Come reagiste?
«Andammo a casa. Il telefono stava squillando: era Mancino, il ministro dell’Interno. Poi arrivarono poliziotti, carabinieri… solo allora realizzai di essere un sopravvissuto. Sono convinto che mi abbia salvato mio padre».
[…] Come incontrò Maria De Filippi?
«A Venezia, in un convegno. Poi mi raggiunse a Roma. Monica Vitti la sentì parlare nella stanza a fianco, senza vederla, e mi disse: “Senti che voce profonda, pare la mia. Dev’essere una donna intelligente…”. Insomma, Maria ebbe la benedizione di Monica Vitti. L’anno scorso abbiamo festeggiato le nozze d’argento. Il quarto matrimonio finalmente è stato quello giusto».
Ma lei cosa fa alle donne?
«Le ascolto. E le trovo più intelligenti degli uomini».
Quanto conta il potere nella seduzione?
«Può agevolare. Ma il potere vero ce l’hanno gli Andreotti, i Draghi. Che potere è quello di invitare un cantante?».
Però quando a Canale 5 arrivò Pippo Baudo, lei gli fece la guerra.
«Un po’ sì. Ma quello voleva comandare. Cominciò a sgridare la gente… Ora siamo in ottimi rapporti».
Sgridò anche lei?
«Non esageriamo».
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