Raoul Bova, l’ex moglie Chiara Giordano: “Ora sto con un uomo sorridente, ma il dolore è durato tanto”. Chiara Giordano, 48 anni, parla del passato, segnato dalla separazione da Raoul Bova nel 2013. Oggi, grazie alla laurea in veterinaria è diventata la Dottoressa Giordy su Tim Vision. Ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’, della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
Soprattutto ha un compagno di cui è innamoratissima, il ballerino e coreografo Andrea Evangelista, quindici anni in meno di lei: “L’ho conosciuto nel mondo delle gare di ballo. Ci sono persone che ti stanno simpatiche a prima vista. Io, in effetti, avevo avuto uomini poco solari. Fa parte del fatto che, quando sei giovane, pensi di poter sistemare tutto tu. Ora, voglio un uomo sorridente, allegro e felice come me.
All’inizio, non è successo nulla, non ero pronta. Ci siamo rivisti l’anno scorso, quando giravo Giordy ed ero aperta al mondo, perché avevo trovato anche la mia strada professionale. Rivederlo è stato proprio bello. Non sapevo quanti anni avesse, perché quando balli, comunichi con altro: sono energie che si incontrano. E la differenza di età è un peso se c’è differenza di esperienze, ma se io parlo e tu mi capisci, non si sente”.
Proprio il ballo è stato decisivo nel suo cambiamento e nel ritrovare se stessa: “Passavo per essere austera, severa. Lo sono anche, sul lavoro. Ma, a lungo, sono stata concentrata a essere la moglie perfetta, la mamma perfetta, poi, capisci che fare tutto giusto è l’errore peggiore e che devi ascoltare la tua natura”.
Raoul Bova, l’ex moglie Chiara Giordano: “Mi ero rinchiusa in me stessa”
Tutto è successo all’improvviso: “È iniziato con una botta enorme, con la fine del matrimonio. Mi sono rinchiusa in me stessa e mi sono data un tempo per guarire. Mi avevano insegnato a eseguire, obbedire, pensare prima agli altri, ma quando ti arrivano le botte, dici: sapete che c’è… ora mi ascolto io“, rivela.
E ancora: “Da piccola, volevo ballare, facevo danza classica. Allora, mi sono iscritta a un corso di ballo, una cosa mai pensata, perché magari non stava bene che ballassi. Perché ero una mamma, una moglie, non avevo ancora scoperto di poter essere anche una donna. La cosa bella di una sala da ballo è che è piena di specchi, quindi, tu cominci a guardarti e il ballo è un gioco di ruolo meraviglioso”.
Sui figli, che studiano fuori Roma: “Viviamo lontani, ma siamo più connessi di prima. Facciamo tante videochiamate, ci sono più “ti voglio bene” e “mi manchi” di prima. Ho capito che non bisogna aver paura di farli soffrire: se fai finta che tutto vada bene, non imparano niente. Se invece ti vedono cadere, rialzarti, troveranno la chiave per rialzarsi anche loro. Mi hanno vista arrabbiarmi, mi hanno vista trattenermi. Piangere meno, sono stata pudica nella sofferenza, ma li ho stracoinvolti sulla rinascita, nelle gare di ballo, nella lettura dei copioni di Giordy”.
Oggi ha voltato pagina e può guardare al passato con serenità. Il tutto “grazie a una brava psicologa, ho lasciato andare la rabbia in fretta. Il dolore è durato sei, sette anni. Ho letto tanto, anche sulle favole: mi hanno fatto capire che c’è sempre qualcosa di bello che ti aspetta, se te lo crei. Io ho dato spazio alle mie passioni, agli animali con il lavoro, e al ballo nella vita: con quello non smetterò finché non mi cascano le caviglie”.
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