Salemme: “Cinema e Teatro mi hanno salvato la vita. La prima volta trovai i carabinieri sotto casa”. Vincenzo Salemme racconta la sua prima volta al Cinema avvenuta in una circostanza ‘particolare’. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’
Se potesse invece vivere un’altra vita che vita sarebbe?
«Sa che ci penso spesso? Se tornassi indietro, per esempio, farei sport con più determinazione. I miei non me lo facevano fare ma a me piaceva. Nuotavo bene, a 9 anni ai “Giochi della gioventù” mi qualificai per le finali regionali a Napoli. I miei non mi svegliarono quella mattina e io non andai».
Come mai?
«Ci tenevano che studiassi, non volevano distrazioni. Mi sarebbe poi piaciuto tanto studiare pianoforte, ma anche quello non è stato possibile. Per fortuna sono arrivati il cinema e il teatro, e mi hanno salvato la vita».
Parliamo del cinema, quando è arrivato?
«A 5 anni sono uscito di casa mentre nessuno mi stava guardando. Mi incamminai e casualmente mi ritrovai davanti al cinema di un mio prozio. Era appena passata l’ora di pranzo e lui stava schiacciando un pisolino: non mi vide entrare.
Mi accomodai e vidi tutti e due i film di quel pomeriggio, erano con Maciste e Ursus, una sorta di supereroi di allora. Alla fine uscii dal cinema e quando arrivai sotto casa c’era un grande subbuglio, i miei disperati avevano chiamato i carabinieri. Quando mi vide mia madre mi chiese: “Dove sei stato?”. “Al cinema” dissi io candidamente. E da allora ebbi il permesso di uscire e andare al cinema quando ne avessi avuto voglia».
Salemme: “Cinema e Teatro mi hanno salvato la vita”
Andava tutti i giorni?
«Certo! E non ho più smesso: io ancora guardo un film al giorno. Tutti i giorni».
Si ritaglia un paio di ore quotidiane?
«Sì, ma è una cosa piuttosto casuale. Non accendo mai il televisore prima delle sette e mezza di sera. A quell’ora faccio il giochino della Ghigliottina (il gioco finale di “L’eredità”, ndr), con un bicchiere di vino, ceno, seguo il tg e poi mi vedo un film».
Qual è il suo preferito?
«“Nuovo Cinema Paradiso”, perché proprio come quel bambino anch’io stavo dietro la sala con Luigi, l’operatore che metteva le pellicole. I film che arrivavano a Bacoli (NA) erano di quinta, sesta visione e le pellicole si spezzavano facilmente, allora Luigi le incollava. Ricordo quell’odore un po’ acido della colla che usava per riparare le pellicole, ce l’ho ancora nel naso: mi è sempre piaciuto. Le racconto una cosa».
Prego.
«C’era un film che si chiamava “I magnifici sette” con Yul Brynner, Charles Bronson, Steve McQueen. Charles Bronson faceva un personaggio a cui ero affezionato ma alla fine del film moriva. Quindi io tornavo tutti i giorni al cinema, sperando che si salvasse. Sono un idiota, lo so… (ride)».
Piuttosto, un sognatore.
«Sì. E pure “sui generis”».
Cosa intende?
«Io vivo pensando di essere in un film. Ecco perché vado sempre in giro senza portafogli né documenti. Pensi che bello: un film lo organizzi, lo scrivi, sai come si conclude, e se vuoi lo puoi fare finire bene. La vita invece è un fiume che scorre secondo regole misteriose e non puoi prevedere niente».
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