Virzì: “Ferie d’agosto? Fui accusato dalla sinistra. Vi svelo un segreto rimasto sconosciuto”. Il regista parla del film venticinque anni dopo svelando alcuni retroscena rimasti sconosciuti in una intervista a ‘Il Venerdì’, l’inserto de ‘La Repubblica’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
«Il film venne scritto proprio nell’anno della discesa in campo di Berlusconi che spaccò l’Italia in due, suscitando le paure, le apprensioni, il terrore nella fascia di popolazione più colta e l’entusiasmo e la voglia di riscatto da un complesso di inferiorità dei ceti più popolari, commercianti, consumatori, ma anche operai, affascinati da un nuovo modo di fare politica, dove l’estetica contava più dei contenuti.
Insomma Ferie d’agosto era un affresco che illustrava da una parte l’Italia che leggeva libri e giornali, dall’altra quella del karaoke e della tv trash. Le ideologie c’entravano poco: si raccontava più che altro uno scontro culturale».
Virzì: “Ferie d’agosto? 25 anni dopo la frattura tra i due gruppi è cresciuta”
Venticinque anni dopo l’uscita di Ferie d’agosto il mondo è cambiato. Sono arrivati i cellulari, le piattaforme, la rete, ma i prototipi di quelle due Italie, i Molino da una parte, i Mazzalupi, dall’altra, sembrano immutati…
«È così. E nel frattempo la frattura fra i due gruppi si è ingigantita, complice proprio l’avvento delle nuove tecnologie che, basandosi sulle sensazioni, suscitano e fomentano contrapposizione e odio. Nel film, invece, il confronto era affidato a qualche battuta, come quella rivolta da Molino a Mazzalupi: “Lo sa lei qual è l’ultimo libro che ha letto? No? Glielo dico io: il libretto d’istruzioni del suo cellulare”.
O quella di Mazzalupi a Molino: “Voi intellettuali non ci state a capì un cazzo ma da mò”. Insomma è un film assolutamente privo di invettive, che evita la facile satira su Berlusconi, all’epoca molto di moda, che non trasforma mai l’avversario in un nemico. Ferie d’agosto non voleva essere un pamphlet, ma un film ironico e autoironico, capace di mostrare pregi e difetti di entrambi i gruppi.
Non era un film ideologicamente schierato e per questo, all’epoca dell’uscita, non piacque troppo alla sinistra, che mi accusò di eccessiva simpatia nei confronti della controparte. Ricordo che Silvio Orlando, che interpretava Sandro Molino, mi rimproverò dicendomi: è la prima volta che vedo un film di destra fatto da un regista di sinistra».
[…] Come sono nati i nomi dei due protagonisti principali?
«Per Sandro Molino, giornalista dell’Unità, ho preso spunto dal nome di un mio caro amico, Sandro Veronesi, e un cognome ispirato a un filosofo all’epoca molto citato da Achille Occhetto: John Stuart Mill. Per l’altro protagonista, titolare di un negozio di armi, volevo un cognome aggressivo e me lo ha suggerito un concessionario romano di automobili Rover, Mazzalupi appunto».
Virzì: “Ferie d’agosto? Vi svelerò un segreto”
Ferie d’agosto parla anche di temi come l’immigrazione, le coppie gay, le famiglie allargate, destinati successivamente a diventare d’attualità.
«Eppure il cuore del film batte anche altrove. Svelerò un segreto rimasto sconosciuto in tutti questi anni, anche se, come tutti i ladri che provano un’irresistibile attrazione nell’essere scoperti, nelle tante interviste sul film, più di una volta, ho offerto ai mei interlocutori una serie di indizi per scoprire il misfatto.
Con mia sorpresa nessuno ha mai colto il sottotesto più intimo, sentimentale e romantico del film, ovvero la storia che lega Sandro Molino e Francesca, impersonata da Antonella Ponziani. Quando si incontrano si salutano con una certa emozione e, anche se fingono il contrario, si capisce che già si conoscono.
Successivamente, un poco alla volta, si scopre che sono stati coinvolti in un contrastato, tempestoso e irrisolto rapporto d’amore che ha segnato la vita di entrambi. Ebbene, seppure liberamente, il tutto è ispirato a un’opera giovanile di Cechov, che aveva già fornito lo spunto a Nikita Mikhalkov per il film Partitura incompiuta per pianola meccanica».
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