Isabella Ferrari: “Sapore di mare? La mia miglior interpretazione è stata in un altro film”. L’attrice fa da giurata al 74° Festival di Locarno che si apre il 4 agosto e ne parla in una intervnella ‘Il Corriere della Sera’, della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
La manifestazione arriva dopo mesi di misure e restrizioni. «Ci siamo fatti andar bene tutto, perciò ora questo tuffo mi sembra ancora più importante perché rompe silenzi e paure. Non vedo l’ora di essere davanti al maestoso schermo sotto le stelle, parte di una comunità che privilegia la cultura del cinema».
L’attrice che, dopo un breve apprendistato di starlet, fu lanciata nell’83 dai Vanzina nel cult «Sapore di mare», non si nasconde che si tratta di un lavoro vero oltre che un vero privilegio. «Arrivo col mio piccolo quaderno dove scriverò le impressioni da memorizzare a caldo, per me sono importanti i sentimenti, sono il primo comandamento, tanto che mi sono commossa moltissimo vedendo il nuovo Bellocchio che parla della sua famiglia, di cui condivido le origini essendo nata a Ponte dell’Oglio, Piacenza».
Isabella Ferrari: “Sapore di mare? La mia miglior interpretazione è un’altra”
[…] se lei dovesse essere giurata della sua carriera, quali premi si darebbe? «Il Pardo come miglior film andrebbe alla “Grande bellezza” di Sorrentino, ma con menzione speciale ad “Amatemi” di De Maria. La mia miglior interpretazione per me è quella nel film di Ozpetek “Un giorno perfetto”, per cui mi sfuggì, ingiustamente, lo dico, il David di Donatello. Per la miglior regìa segnalo “Arrivederci”, amore ciao, mentre il miglior blockbuster va a “Saturno contro”, ma il Pardo d’oro del pubblico sicuramente spetta a “Sapore di mare”».
E mentre fa i bagagli, l’attrice gira l’ultimo ciak di «La mia ombra e la tua» di Eugenio Cappuccio, con Marco Giallini, tratto dal libro di Edoardo Nesi: «Sono il grande amore di tutta una vita di uno scrittore, è un’opera sulla nostalgia, che insegna come tener accese le passioni».
La passione del cinema spinge Isabella a 10 giorni di clausura cinefila al posto dei sapori di mare: «Bisogna ragionare sul senso del giusto, ricordo le discussioni proprio con Kiarostami per un film italiano, il problema stimolante è che i metri di misura sono sempre personali. Che bello, per un po’ di giorni chiudo le porte alle fake, ai social, alla finzione e mi immergo in una realtà qualificata con giurati di culture diverse. Se c’è un criterio di giudizio? La verità, non c’è niente di più rivoluzionario».
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