Gianni Morandi: “Io come Forrest Gump. Rivalità con Ranieri? Vi spiego. Mio figlio detesta una mia canzone”. Il cantante si racconta ripercorrendo alcune tappe significative della sua carriera in una intervista a ‘Il Fatto Quotidiano’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Fatti mandare dalla mamma, Suo figlio Marco detesta quel brano.
“È una specie di incubo, sembra che non abbia inciso altro; (pausa) tra una settimana, dieci anni o venti, quando me ne andrò, in televisione manderanno Fatti mandare dalla mamma. Chissà perché, forse ricorda un periodo felice dell’Italia, gli inizi del boom, o forse perché contiene due termini chiave: mamma e latte”.
[…] A poker è necessario essere finti, bugiardi e cinici. Lei gioca…
“Con Adriano (Celentano, ndr), Nori Corbucci, Lino Jannuzzi, Pasquale Festa Campanile, Antonello Falqui, Claudia Mori: erano i Settanta, avevo tempo libero e volevo diventare un professionista; chi gioca molto, perde molto, non esiste il vincente. Chi scherzava e rideva molto era Celentano, un matto: se uno gli rilanciava contro era contento, e andava avanti pure con punti bassissimi”.
Gianni Morandi: “Io come Forrest Gump”
Chi era il più forte?
“Renato Salvatori è stato un grandissimo, non perdeva mai: ogni giorno giocava con Adriano a Teresina, testa a testa, e Adriano perdeva sempre; Renato in quegli anni, ad alcuni, ha vinto delle case”.
Quante bugie hanno raccontato su di lei?
“Molte non le so. Però hanno creato dei dualismi: io contro Claudio Villa o io contro Massimo Ranieri; oddio, un po’ di competizione c’era, magari i fan di uno riportavano qualcosa di negativo all’altro, e forse ha dato fastidio la mia carriera; (cambia tono) non credo di essere un grandissimo artista, mi son trovato al posto giusto nel momento giusto”.
Ne è sicuro?
“Non ho fatto la storia”.
E chi, allora?
“Modugno e Lucio Battisti. Io no…La mia storia è Forrest Gump, in fin dei conti nasco dilettante, senza scuola e senza niente, poi un arbitro di pugilato mi consiglia di tentare con la boxe, invece arriva il provino con la Rca e Migliacci racconta che il nastro con la mia canzone gli cade per terra, gli si attorciglia alla caviglia e incuriosito lo ascolta. Gli piace. Mi dà Andavo a cento all’ora”.
Massimo Ferrero racconta di essere stato il suo autista, senza patente.
“Nel 1974 vendeva i programmi del mio spettacolo su Jacopone daTodi:1.000 lire l’uno, egli lasciavo 100 lire. Allora viveva una situazione difficile, dormiva sotto il palco; (sorride) poco tempo fal’ho incontrato e mi ha confessato: “Lo sai che combinavo? Dichiaravo di aver piazzato tre programmi, in realtà ne avevo venduti 30 e me tenevo i sordi”.
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