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Katia Serra: “La mia telecronaca della finale? Fa parlare soprattutto per un motivo”

Katia Serra: “La mia telecronaca della finale? Fa parlare soprattutto per un motivo”. La docente universitaria che ha fatto la telecronaca di Italia-Inghilterra parla, tra le altre cose, della condizione femminile nel Calcio, partendo proprio dalla sua esperienza di domenica scorsa. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’.

Katia, perché questo avvenimento fa così notizia nel 2021?
“Perché purtroppo non siamo abituati a farci spiegare il calcio da una donna. Raccontare e spiegare sono due cose diverse: i giornalisti raccontano, gli esperti lo spiegano. Ci sono molte brave giornaliste che lo narrano ma una donna che lo spiega è più rara. Fa parlare per questo motivo e sono fiera di essere la prima, sarebbe bello che fossimo sempre di più per non farla passare più come una notizia, ma come la normalità. Spiegare il calcio non è una questione di genere ma di competenza”.

[…] Ti senti una pioniera?
“Sì, ma non solo per questa finale. Lo sono stata anche per altre cose meno importanti della finale: le partite della Tim Cup, quelle delle Nazionali giovanili maschili in Rai, le gare della Lega pro e su Sky della Serie A. Mi auguro che così si possa aprire un nuovo corso. Per occupare spazi dobbiamo diventare pioniere altrimenti non si creano da soli”.

A un uomo, per arrivare a raccontare una finale della Nazionale a Wembley, sarebbero serviti gli stessi anni di carriera?
“Mi vien da ridere. Chi lo può mai dire? Probabilmente no, ma in realtà molti uomini, ex giocatori, non sono riusciti a farlo. Quindi è anche una questione di fortuna, di essere al momento giusto nel posto giusto. Magari lavori per una tv che non ne ha i diritti”.

Katia Serra: “Telecronaca finale? Ecco perché fa parlare”

[…] Come hai commentato il rigore sbagliato da Jorginho?
“Mi sembra di non averlo commentato perché a volte i silenzi valgono più delle parole. Ho ritenuto giusto che ognuno restasse con le proprie emozioni di fronte a una situazione in cui tutti eravamo un po’ delusi”.

[…] Cosa ti è piaciuto di più dell’Italia?
“La rivoluzione culturale di Mancini sul modo di giocare, l’appartenenza e lo spirito di amicizia che ha caratterizzato il gruppo e che emergeva dalle partite. E il coraggio delle idee”.

Che cosa intendi per coraggio delle idee?
“Mancini è stato coraggioso con certi cambi che hanno indirizzato la partita. E la squadra ha ben interpretato le sue scelte giocando con una difesa alta e aggressivi davanti”.

La cosa più bella di questi Europei?
“Il ritorno allo stadio. Questo permette di goderti la partita in modo diverso. Per il mio lavoro è assolutamente fondamentale per leggere la partita da un punto di vista tattico e avere una visione d’insieme. Ma anche da tifosa l’atmosfera allo stadio è molto più emozionante. Poi, se lo stadio è Wembley, la partita è la finale degli Europei contro l’Inghilterra e il risultato è a nostro favore ai rigori, l’emozione diventa davvero indescrivibile”.

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