Micaela Ramazzotti: “Nuda? Adesso è un problema, lo faccio solo a una condizione”. L’attrice si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Lei non ha mai avuto problemi a mostrarsi nuda se il ruolo lo richiede. Adesso con due figli…
«Prima non mi ero mai posta il problema. Ora non ho più la libertà del passato, con il primogenito è una preoccupazione, Jacopo comincia a essere grande e non voglio metterlo in imbarazzo con i suoi compagni di scuola, spogliarmi in un film ne deve davvero valere la pena».
C’è un motivo per cui interpreta sempre donne fragili?
«Per favore, non ne posso più di sentirmi dire che sono donne fragili. Diciamo mattarelle. È come se avessi fatto un patto con chi è nata storta, poi se viene una commedia ben venga. Come posso dar luce a queste donne? Soltanto interpretandole. Non è scontato venire al mondo e starci bene da piccola. Maria è il mio ultimo personaggio nel film di Stefano Chiantini che mi ha lasciato libera di esprimermi, anche in modo un po’ clownesco».
Sta parlando di «Naufragi» che dal 9 è su varie piattaforme e dal 16 su Sky.
«Ho sperimentato un nuovo modo di recitare, più scarno, a togliere. Mi sono anche divertita, mi sono imbiondita, volevo una testa ribelle, da leonessa, mi hanno messa i denti finti per avere un’aria più trasandata. Maria è un’anima semplice, subalterna. Ha due figli piccoli, si sveglia tardi e non li porta a scuola, perderà il marito per un incidente sul lavoro, a quel punto crolla, si fa risucchiare dalla depressione, non si alza più dal letto, già non era una donna solida… Mi piace quando al cinema si parla di problemi psichici, di come affrontare il lutto, di certe mancanze…».
Lei ha mai fatto psicoterapia?
«Sì, per tre anni. Credo che dovrebbe essere un’esperienza accessibile a tutti, come il medico di base, una figura che ci sostiene, sarebbe bello».
Micaela Ramazzotti: “Nuda? Adesso è un problema con due figli”
[…] Kate Winslet è splendida con i suoi chili in più, con il suo no alla dittatura dei corpi snelli…
«E lo dice a me? Si mostra per quello che è, lei è la mia attrice preferita. Lo ha anche dichiarato: io sono fatta così, questo è il mio corpo, ho avuto tre figli. Porta la sua storia al cinema».
[…] Parliamo della sua adolescenza inquieta nella periferia romana. È vero che Roma l’ha vista la prima volta a 18 anni?
«No, a 14, al liceo artistico. Prendevo due autobus, il 709 mi portava all’Eur, poi il 714 a piazza dei Navigatori, quindi un bel pezzo a piedi e arrivavo a scuola. Un’ora e mezza all’andata e altrettanto al ritorno. Stavo in autobus con le amiche, quello che mi piaceva era avanti… Erano romanzi».
Fughe in motorino?
«Tante, in cinquantino dal quartiere Axa dove abitavo a Tor Marancia, senza parabrezza, di nascosto dai miei genitori, sballottata con una mia amica percorrevamo tutta la Cristoforo Colombo, arrivavamo col viso gelato e i capelli che puzzavano di marmitta. Un giorno, a 14 anni, guidava una mia amica e sulla Rotonda di Ostia prende in pieno un’auto ferma sbattendo sul mio ginocchio. Ho una cicatrice di 40 punti. Pensavo di essere onnipotente, non conoscevo i pericoli».
L’adolescenza ad Axa?
«Villette vicino al mare tutte uguali. Soffrivo che non ci fossero teatri e cinema, c’erano soltanto prati. Mi hanno anche bocciata due volte, sfidavo i professori: Michela vai fuori. E io non ci andavo. Mi divertiva essere ribelle e trasgressiva davanti ai miei compagni di classe, oggi dico non fatelo. Avevo l’identità della sfigata, facevo fotoromanzi per emanciparmi e avere un po’ di soldini nel bar davanti alla mia comitiva dove davo baci per finta. Ci si conosceva tutti. Da ragazzina mi chiamavano surf, zero seno e denti grandi. Se ero bullizzata? Beh, un po’ sì. Recitare è stata la mia rivincita interiore».
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