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Spettacolo

Red Canzian racconta D’Orazio e Battiato: “Franco il miglior connubio. Con Stefano 40 anni insieme…”

Red Canzian racconta D’Orazio e Battiato: “Franco il miglior connubio. Con Stefano 40 anni insieme…”. Ospite di Pierluigi Diaco su Rai Radio2 a Ti sento’, il musicista ha ricordato l’amico di sempre e compagno di band, Stefano D’Orazio.

“L’anno scorso, quando venni da te ospite in televisione, lo vidi per l’ultima volta il giorno dopo. Venne a Milano in studio, stavo preparando un duetto da fare insieme durante un concerto, lui in video e io dal vivo. Poi quel concerto non si è più fatto perché è arrivata la pandemia, però quel video io c’è l’ho e forse un giorno faremo questo duetto insieme”.

E ancora: “Stefano ha condiviso con me più di 40 anni, io e lui eravamo i pazzi che rimanevano fino a mezzanotte ad inventare palchi, passerelle, a spendere un sacco di soldi perché volevamo divertirci noi, per primi, sul palco. Perdere Stefano è stato un dolore che non si può raccontare; anche quando se ne andò nel 2009 sono stato l’ultimo a volerci credere, ma il primo a sapere che era stanco e che voleva andare via”, ha raccontato.

Red Canzian racconta D’Orazio e Battiato

Poi Red Canzian ricorda Franco Battiato che ha voluto condividere con gli ascoltatori. “Franco era il connubio più preciso che io abbia mai visto tra leggerezza e profondità, era un equilibrio perfetto fra queste due cose. Ci siamo conosciuti e frequentati a Londra quando lui scrisse il mio secondo 45 giri, registrammo con una band pazzesca e poi a Milano andavo spesso a mangiare un piatto che non conoscevo essendo veneto, le melanzane alla parmigiana, deliziose, dalla sua mamma”.

Eravamo nella stessa bottega, la Bla Bla, un’etichetta dove si faceva ricerca”, continua il cantante in diretta su Radio2 e in streaming video su RaiPlay. “Un giorno Franco arrivò con un VCS3 che era l’antesignano di qualsiasi sintetizzatore e si mise lì per ore, per giorni, a schiacciare quei bottoni per tirare fuori due o tre suoni che poi ha messo in Pollution. Era bello perché lui ricercava pur non sapendo cosa stesse cercando, aveva un bisogno profondo di conoscere”, ha ricordato Canzian.

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