Cina, guai per Preziosi: “Ho 5.500 container bloccati, ci chiedono 6 volte tanto”. La tensione commerciale tra Cina e Occidente complica il lavoro agli imprenditori che producono in Cina. A denunciarlo è Enrico Preziosi, 73enne imprenditore della Giochi Preziosi, la maggiore realtà a proprietà italiana dei giocattoli, ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’.
«Ho 5.500 container fermi nei porti della Cina. Per sbloccare le navi e ricevere la merce le compagnie asiatiche ci chiedono di pagare cifre astronomiche: invece dei circa 10 milioni che abbiamo sempre versato per queste spedizioni, ora ce ne vogliono più di 60.
Ci tengono in ostaggio dicendo che non ci sono navi a sufficienza da inviare in Europa. E in gioco per noi c’è la campagna di vendite di giocattoli per il Natale, che dovranno essere nelle vetrine già a ottobre. Ho 2.400 dipendenti tra Italia ed Europa e un piano importante di investimenti nella Penisola. Non voglio che siano messi a rischio, quindi sto pagando».
“Mi chiedo se anche questo atteggiamento non faccia parte della grande disputa commerciale tra Cina e Occidente. Nei trasporti è in atto una sorta di asta speculativa, equiparabile a una nuova battaglia sui dazi. Sono in Cina da 45 anni e lì realizziamo il 95% delle produzioni. Questo vale anche per i grandi gruppi americani perché Pechino è diventata la grande fabbrica mondiale del giocattolo”, dice Preziosi”.
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