Roma, giovani massacrati di botte al grido “Muori sporco bianco”. Notte horror per un 25enne cameraman di Sky, che alle 2,30 dello scorso mercoledì, 23 giugno, è stato aggredito in piazza Trilussa, nel quartiere capitolino di Trastevere.
Il giovane aveva appena finito di festeggiare il suo compleanno in un locale dello zona in compagnia della fidanzata, della sorella e di un altro paio di amici. Ma all’improvviso, al momento di salutarsi si è scatenato l’inferno.
«Ci siamo ritrovati accerchiati da una ventina di ragazzi, tutti tra i 18 e i 20 anni. Erano stranieri all’apparenza per via della loro carnagione scura, ma parlavano italiano benissimo, con inflessione romana, forse si tratta di figli di immigrati. Ebbene si sono dapprima avvicinati alle ragazze del nostro gruppo, facendo qualche apprezzamento pesante», racconta il cameraman ai microfoni de ‘Il Messaggero’.
Gli apprezzamenti erano in realtà solo «un pretesto per attaccare briga, dal momento che quando io e un altro mio amico gli abbiamo detto di smetterla e loro hanno iniziato a insultarci tutti, abbiamo replicato ancora di lasciare perdere, che la nostra serata era finita, che ce ne stavamo andando via, che non ci interessava discutere… Mi gridavano per farmi stare zitto sporco bianco, ti buco (con il coltello, ndr), ti sparo…».
Giovani massacrati di botte al grido “Muori sporco bianco”
La banda non vuole sentire ragioni, stende a terra il migliore amico del 25enne e poi giù con calci e pugni, «colpi sferrati con maestria, di chi sa battersi e menare le mani. Anche con la Mma, il mix di arti marziali e boxe che era prerogativa dei fratelli Bianchi che hanno ucciso di botte il giovane cuoco di Paliano» spiega il ragazzo.
Mentre la fidanzata disperata chiama il 112, in tre della comitiva finiscono ko. Nessuno ha mosso un dito per fermare i violenti. «Tutt’ intorno c’ era gente che guardava, alcuni filmavano la scena con i telefonini, ma si sono fatti i fatti propri, si sono tutti ben guardati dall’intervenire e venirci in aiuto. Quando, poi, in lontananza si sono sentite le prime sirene della polizia, allora si sono dileguati tutti, Compresi i guerrieri che erano sbucati davanti a noi improvvisamente».
«Ho pensato di morire lì per terra, di fare la stessa fine di Willy Monteiro Duarte a Collefererro. Avevo quattro su di me che mi sferravano calci e pugni con la ferocia delle bestie e altri sei che se la stavano prendendo allo stesso modo con il mio migliore amico. Senza motivo, solo per scaricare la loro rabbia e cieca violenza», conclude il giovane a ‘Il Messaggero’.
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