Jerry Calà e l’incidente che gli ha cambiato la vita. L’attore parla in occasione del suo 70esimo compleanno in una intervista a ‘Il Corriere della Sera Veneto’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Cosa resterà degli anni Ottanta, ci si chiedeva in una canzone di culto. Alla fine, cosa è rimasto?
«Ah, Jerry Calà di sicuro…(ride, ndr). E insieme a lui, gli yuppies, Maracaibo, I like Chopin, e tutte le cose belle chi ci hanno entusiasmato. Anni rampanti, con voglia di vivere, di fare e di arrivare. Lo dico sempre ai ragazzi di oggi: prendete quel nostro stesso entusiasmo e buttatevi. Non vedevamo l’ora di andare a vivere da soli staccandoci dai genitori, che devono essere sì presenti, ma non troppo protettivi».
Veniamo a lei. Tutto partì dal liceo classico Maffei a Verona. Fu lì che nacque «Jerry»?
«Mi chiamo Calogero. I miei genitori mi chiamavano “Jery”, con una ‘erre’ sola. Alle medie mi divertivo a imitare Jerry Lewis, e divenni “Jerry”. Al liceo Maffei ebbi l’incontro fatale con i compagni di avventura dei Gatti di Vicolo Miracoli: a scuola avevamo un teatrino, mettemmo in piedi la nostra compagnia stabile del liceo con Smaila, Salerno e Oppini. Dopo un vago tentativo universitario, ci mettemmo a fare questo mestiere sul serio».
Jerry Calà: “L’incidente mi ha cambiato la vita”
[…] Nel 1994 lei rischiò la vita in un incidente. Che Jerry è uscito da quella terribile esperienza?
«Vidi quella che io chiamo “l’alternativa alla vita” in faccia. Sono cambiato in meglio. Prima vedevo solo il lavoro. A mezzanotte telefonavo ai cinema per chiedere se gli incassi fossero andati bene. Ero insopportabile. Poi ho messo al primo posto la vita, con la famiglia e gli amici. Il lavoro è sceso a metà classifica. Quell’esperienza mi ha aiutato a vincere la paura di ritrovarmi da solo su un palco davanti al pubblico. Prima, ci stavo solo grazie a tre amici che mi aiutavano (come «With a little help from my friends», la celebre ballata dei Beatles, ndr). Avevo sempre rifiutato il teatro, mi metteva paura. Oggi sto su un palco da solo con una piccola orchestra a intrattenere il pubblico per due ore. Ho trovato coraggio e consapevolezza».
[…] Ora si riparte.
«La voglia di ripartire è palpabile. La senti. Sono socio con amici di un locale dove si fa musica, il Sestino Beach a Desenzano, e di un ristorante a Costermano, I Tre Camini insieme al mio amico Gianni Priante: la gente ha voglia di tornare a divertirsi, sempre con le dovute precauzioni. Le restrizioni sono state sacrosante, sono stato attento e sono rimasto un anno chiuso in casa. Ho fatto il vaccino e mi piace l’idea del generale Figliuolo di farlo anche nelle discoteche, un settore che dà lavoro a tante persone e che si trova a terra. Le discoteche sono sempre state demonizzate, ma almeno lì i ragazzi stanno al sicuro. Molto meglio che stare in strada o nei rave party clandestini».
Programmi per l’estate?
«Riparto da una serata sulla spiaggia a Paestum, bellissimo. Sono molto emozionato, perché non mi esibisco da un anno. Poi partiremo con un tour estivo. In autunno tornerò invece a girare un film. Non posso dire nulla, ma sarà una cosa molto originale e una sorpresa per il pubblico».
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