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Marco Liorni si racconta: “Ero un ultrà e facevo il bagnino, poi la svolta. Io pacato? Quando mi arrabbio…”

Marco Liorni si racconta a ‘TV Sorrisi e Canzoni’

Marco Liorni si racconta: “Ero un ultrà e facevo il bagnino, poi la svolta. Io pacato? Quando mi arrabbio…”. Il conduttore a tutto tondo in una intervista rilasciata a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Marco, a scuola deve essere stato uno studente modello…
«Macché… al secondo anno di liceo classico mi hanno bocciato perché da subito ho smesso di studiare e non andavo a scuola».

[…] E la sua carriera scolastica come proseguì?
«Ho ripetuto l’anno e mi rimandarono in Matematica. Ma poi ho recuperato e alla Maturità sono uscito con 60/60, il massimo».

Il suo voto più basso?
«Due in Matematica, appunto. Quella materia la soffrivo proprio. In compenso andavo molto bene in Filosofia, in Geografia astronomica e in Italiano: nei temi prendevo voti alti».

E in condotta come se la cavava?
«Ero in banco con Luca, che mi reggeva sempre il gioco quando c’era da evitare le interrogazioni. Gliene racconto una: eravamo all’ultimo anno, c’era interrogazione di Latino e io non avevo studiato. La professoressa Santi entrò e disse: “Oggi sentiamo… Liorni (la imita con un tono di voce pungente, ndr)!”. Ho immediatamente buttato la testa indietro, coprendomi il viso con la mano e Luca: “Prof, gli sta uscendo il sangue dal naso…”. E anche quella volta l’ho scampata. Mi scuso con la professoressa Santi».

Marco Liorni si racconta: “Quando mi arrabbio alzo la voce”

[…] Cosa la fa arrabbiare?
«Quelli che se ne fregano degli altri, i negazionisti, quelli che credono alle fake news, che anche di fronte all’evidenza sostengono l’assurdo. Mi arrabbio perché mi sento impotente, mi verrebbe da urlare: “Svegliatevi!”. Oppure, in generale, quando sul lavoro qualcuno non mette la giusta cura in quello che fa».

Lei che è sempre pacato, com’è quando perde le staffe?
«Io mi arrabbio molto raramente. Quando succede, alzo la voce e infilo una mitragliata di motivazioni, arrivo fino in fondo al problema».

Quanto dura l’arrabbiatura?
«Mi passa subito. Anzi, poi mi dispiace e trovo il modo per recuperare, magari mi scuso per aver alzato la voce».

[…] In tv è sempre in ordine, con la camicia, la giacca, la barba fatta, i capelli pettinati. Nel tempo libero?
«Sono un’altra persona. La barba la faccio solo quando devo andare in onda. Le camicie non le indosso mai perché sono scomode. Per non parlare della cravatta, che metto solo ai matrimoni e alle feste comandate. E non mi ha visto quando ero nel “commando ultras” della Roma in Curva Sud…(ride)».

Impossibile immaginarla come un ultrà.
«Erano gli Anni 80. Mio padre mi aveva regalato l’abbonamento alla Roma in tribuna laterale ma io entravo e mi spostavo in Curva Sud (comincia a intonare i cori della curva, ndr)».

[…] La pazzia che ha fatto per amore?
«Innamorarsi è già per definizione una pazzia, no? Comunque avevo 16 anni, ero a Scauri (località di mare in provincia di Latina, ndr) e facevo il bagnino. Mi dicono che la mia ragazza era stata appena operata di appendicite all’Isola d’Elba. Sono partito la sera stessa con i treni locali, ho viaggiato tutta la notte e la mattina dopo ero a Portoferraio in ospedale, accanto a lei».

Marco Liorni si racconta: “Ho fatto il bagnino per 3 anni”

Lei faceva il bagnino?
«Sì, per tre anni dai 15 ai 17, ho lavorato nella spiaggia di un hotel a Scauri. Ma non facevo salvataggio».

E cosa faceva?
«La mattina alle 6.30 aprivamo gli ombrelloni e le sdraio, poi pulivamo la spiaggia e affittavamo i pattìni. E tutte le mattine alle 7 scendeva in spiaggia una signora e io l’accompagnavo con il pattìno sulla Spiaggia dei Sassolini, poco distante da lì. Poi rientravamo».

Sarà stata innamorata di lei…
«Ma no. Avevo solo 16 anni, le ero solo simpatico e remavo bene (ride)».

[…] Lei è severo con i suoi figli Niccolò, Emma e Viola?
«Io mi chiedo spesso se sto facendo bene il genitore. Cerco di essere empatico e di trasmettere con l’esempio quello che vorrei imparassero. Vorrei che mettessero al primo posto sempre la libertà. Il sentirsi liberi non vuol dire fare tutto quello che si vuole, ma sentirsi liberi anche facendo qualcosa che si deve fare. E poi seguire l’istinto, quindi imparare ad ascoltarsi: io cosa voglio, cosa sento davvero?».

E lei da ragazzo cos’è che voleva?
«Guardi, ho fatto tanti lavori, oltre al bagnino. Ho venduto abitini per neonati nel negozio di abbigliamento di mia zia Vera e ho lavorato nella redazione italiana di “Penthouse”. Ma quello che volevo era la televisione. Nel 1990 a Gbr cercavano qualcuno esperto di basket, io avevo già lavorato a Radio Incontro occupandomi proprio di basket. All’epoca avevo barba e folti baffi di cui andavo orgoglioso.

Feci il provino e andò benissimo, ma mi dissero che volevano un viso pulito, quindi dovevo tagliare tutto. Io dissi no. Ma sapevo che quella era la strada che volevo. Mi convinsi: dissi addio a barba, baffi e capelli lunghi e… eccomi qua. Da allora sono un uomo “pettinato”. Almeno in tv (ride)!».

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