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Micaela Ramazzotti: “Con lockdown mi sono sentita sollevata. Ho detto di no a dei ruoli per restare a casa”

Micaela Ramazzotti sul lockdown e non solo, l’intervista a ‘Io Donna’

Micaela Ramazzotti: “Con lockdown mi sono sentita sollevata. Ho detto di no a dei ruoli per restare a casa”. L’attrice parla del suo periodo di pandemia e dei risvolti in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

In queste settimane stiamo cercando tutti di rinascere. Dopo un anno di Covid, non siamo quelli di prima. Lei quanto è cambiata?
“Tanto, mi sento molto meno sola. Ho sempre avuto delle fobie, sono un po’ ossessiva, controllo mille volte se ho chiuso il gas. Mi sono accorta che tanti stavano diventando come me, condividevano le mie ansie, disinfettavano come pazzi i pacchi dei rider. In qualche modo mi sono tranquillizzata. Non ero l’unica a stare per conto suo. Era una situazione generalizzata, in qualche modo eravamo tutti misantropi”.

Così esorcizzava la paura?
“Esatto. Quando è partito il lockdown, a marzo 2020, mi sono sentita quasi sollevata. Prima dovevo mettermi una maschera, mi sentivo obbligata a recitare una parte nelle relazioni con gli altri. La chiusura ha cambiato tutto. Pensavo: che bello, non devo incontrare per forza persone che non voglio incontrare. Posso stare con la mia famiglia che amo, fare ginnastica, vedere film, telefonare per ore alle amiche e parlare di cibo, cinema, vino. L’isolamento era diventato una condizione naturale”.

Cosa è rimasto di quel periodo?
“Non ho più paura di lasciarmi andare. Ho superato le mie vulnerabilità e ho molta voglia di iniziare nuove avventure lavorative, di interagire con le persone. Ho voglia di comunicare”.

[…] Alla luce delle sue riflessioni, ha superato le fragilità che si portava dall’adolescenza quando la bullizzavano perché aveva il fisico di una tavola da surf?
“Ho parlato spesso delle mie fragilità anche perché ho interpretato ruoli di donne malconce, piegate dalla vita. Ma non sono quella persona, ho cambiato pelle. Non so se definirmi più matura, il percorso di emancipazione è in divenire. Ho smesso di piangermi addosso sulle mie vulnerabilità. Le ho lasciate alle spalle. Mi sento più forte e più libera. Tante volte, in passato, non mi sono voluta bene. Ora basta, sono sicura di me. È come se in un anno avessi recuperato tante cose che avevo messo sotto il tappeto”.

Ha fatto delle rinunce, in questi mesi?
“Ho detto di no a dei ruoli per restare a casa. L’ho spiegato ai ragazzi, con onestà. Ma tornerò presto in scena, sto già lavorando a un nuovo progetto”.

[…] Lei lavora fin da ragazzina. Avrebbe immaginato questo successo?
“Ho iniziato con i fotoromanzi perché ero alla ricerca di un posto nel mondo, e questa era la strada per guadagnare i primi soldini. Ma avrei potuto diventare una psicologa, mi piace scavare nell’animo umano, e mi piace il cinema che lo racconta, come quello di Lars von Trier, o di John Cassavetes”.

La prima cosa che farà quando saremo finalmente usciti dalla pandemia?
“Un bel viaggio, con la mia famiglia. Una novità, perché non ho mai amato molto viaggiare, mi veniva il panico. Ora invece avrei proprio voglia di partire all’avventura e andare lontano, con pochi bagagli. Anche questo è il segno di una nuova me”.

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