Paola Ferrari attaccata dai radical chic, il racconto in una intervista a ‘Il Giornale’
Paola Ferrari: “Io attaccata dai radical chic. Diletta Leotta? Al massimo può rappresentare Belen”. La giornalista si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Giornale’ dove, con la sua solita schiettezza, non risparmia critiche e…qualche sassolino dalla scarpa.
Sui primi passi nel mondo del lavoro. “Sono andata via da casa ragazzina, per mantenermi dovevo lavorare. Vivere da sola non era facile: non ricordo quante volte mi tagliarono i fili della luce e del telefono. Così ho prestato il viso a una casa molto famosa di cosmetici. Mamma e papà non si occupavano molto di me. Ho rischiato tante volte di prendere strade sbagliate. Mi hanno salvato il carattere e la buona stella”.
“Per me era inconcepibile avere love story con calciatori, avrei perso tutta la credibilità di giornalista che stavo costruendo con una fatica spaventosa. Non era facile sopportare i sorrisi ironici di chi al campo ti vedeva come un’ochetta in cerca di gloria”.
Poi la risposta su Diletta Leotta: “Quando vedo queste ragazze che usano il corpo per diventare famose, mi arrabbio e sbaglio perché ognuno è libero di fare quello che gli pare. Io invece ho sempre considerato un affronto che qualcuno mi ascoltasse solo perché sono carina. La Leotta non può rappresentare le giornaliste italiane, come Anna Billò, Giorgia Rossi o Simona Rolandi. Lei può rappresentare solo se stessa. O forse Belen…”.
Nel corso dell’intervista, Paola Ferrari parla anche di Politica, rivelando di non aver “mai avuto buoni rapporti con la sinistra radical chic ipocrita e moralista che mi ha fatto una guerra oscena anche in certi programmi tv. Se non sei dei loro e fai successo, dai fastidio. Mi hanno detto cose spaventose, che sono un mostro, che ho lo stucco in faccia, che sono tutta rifatta. Ho pianto e sono stata male. Loro che predicano il rispetto per le donne: che si vergognino”, conclude.
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