Laura Pausini e l’Oscar perso, l’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’
Laura Pausini: “Oscar perso? Quando ha vinto H.E.R. ho iniziato a riflettere su un aspetto importante”. La cantante racconta la sua esperienza negli Stati Uniti all’Accademy Award in una intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’.
[…] La preparazione al viaggio (verso la cerimonia del Premio Oscar ndr) è stata complessa?
«Ogni settimana venivano date nuove disposizioni, abbiamo fatto varie riunioni in video con il regista Steven Soderbergh e con un medico a cui lo Stato della California aveva affidato la questione. All’inizio non dovevamo nemmeno cantare. Nel frattempo in Italia aspettavo il permesso speciale per potermi esibire in America. A quel punto ci siamo un po’ spaventati perché non conoscevamo i tempi, rallentati causa Covid. Dovevo partire il 2 aprile e invece la data è stata spostata al 17».
Ha perso delle occasioni in America, con quel ritardo?
«Presenze importanti come lo show di James Corden e “Good Morning America” sono saltate: ci tenevo molto perché avrei potuto cantare anche lì. È stato un onore che la mia canzone fosse la prima nominata agli Oscar in lingua italiana, non del genere classico che loro conoscono, cui appartiene il lavoro di Andrea Bocelli, per intenderci. Io canto pop e poterlo fare lì mi gasava moltissimo. Ma tornando al viaggio, non sono finite le peripezie…».
Che cosa è successo?
«Avevo chiesto di portare Paola: normalmente quel tipo di visto comprende i familiari. Ma a causa del coronavirus il permesso mi è stato rifiutato per quattro volte. A un certo punto dovevo scegliere: secondo il regolamento di quest’anno, tutti sarebbero dovuti essere a Los Angeles entro il 17 aprile a mezzanotte. Per fortuna mia figlia ha capito che le cose non andavano come speravamo e mi ha anticipato: “Mamma, preferisco non venire perché dovrei fare un viaggio lunghissimo per rimanere in quarantena, non ci sono le mie amiche, voglio stare a casa”».
Laura Pausini: “Oscar perso? Ho tirato un sospiro quando ha vinto H.E.R”
Come ha vissuto la settimana a Los Angeles?
«Avevamo affittato una casa, eravamo io, Paolo, Nicole, la mia assistente, e Rosaria, assistente della mia manager. Ogni giorno controllavano che non uscissimo, ogni mattina alle 11 facevamo un tampone. Abbiamo sempre lavorato senza sosta, tra interviste in diretta con canali americani, oppure cantando, con Paolo alla chitarra. Abbiamo fatto anche dei servizi fotografici: Paolo è anche un bravo fotografo e grazie a lui sono riuscita a fare tante cose».
[…] Come ha reagito al fatto di non avere vinto l’Oscar?
«In un anno così, dove molte persone hanno perso i loro cari, e dopo il successo dei Golden Globe, ho iniziato a riflettere su come spiegare a mia figlia che si può anche perdere. Eravamo le favorite, sulla carta: quando H.E.R. ha vinto, ho però tirato un sospiro di sollievo e ho detto a Diane che questo era il nostro destino. Il giorno dopo, io sarei stata sempre Laura e lei sempre Diane, e ancora mi emoziono. Così ho insegnato a Paola, che alle 5 del mattino mi seguiva dall’Italia, che si è felici anche se non si vince, che si può continuare a fare le cose bene anche in casi come questo. Ho rappresentato l’Italia e cantato al mio meglio, e al contempo ho lasciato un messaggio alla mia famiglia di estrema importanza».
Quali ricordi porterà sempre con sé?
«Ho parlato con Glenn Close e Viola Davis, che è molto schietta e solare. E poi c’erano tutte quelle star, a un metro da me: eravamo sedute in prima fila e ho visto da molto vicino Harrison Ford e Renée Zellweger, tutti gentilissimi, sorridenti come non mai. Sembrava proprio di stare dentro a un film. E poi ho concluso la serata con il mio solito rito».
Che sarebbe?
«Dopo una dieta pazzesca mi concedo un hamburger che cola sul vestito da sera. Ero in una limousine, in quei fast food dove prendi il cibo direttamente dall’auto e lo porti via».
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