Alessandro Gassmann ‘torna a scuola’ nella fiction Rai “Un professore”: l’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’
Alessandro Gassmann: “A scuola andavo male soprattutto in una materia, ma ho capito che sarei stato un buon professore”. L’attore sarà protagonista della fiction Rai “Un professore” e racconta il suo passato da alunno in una intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Alessandro, perché le sarebbe piaciuto avere a scuola un insegnante come il suo Dante?
«Perché è un professore di filosofia fuori dal comune, con un sistema di insegnamento non etichettabile: uno che fa uscire gli studenti dalla scuola, li porta in giro e instaura con loro un rapporto aperto di discussione».
La filosofia non è certo una materia semplice…
«È vero, è una materia ostica all’apparenza, ma Dante cerca di coinvolgere i ragazzi al punto che poi diventa persino divertente».
[…] E com’era invece il suo professore di filosofia?
«Io ho fatto il liceo classico e ho avuto gravi problemi perché ai miei tempi la scuola era coercitiva, punitiva e con una imposizione rigida delle regole. Si dava grande importanza ai voti e meno a una formazione che fosse più ampia. Forse per questo a scuola andavo male. Anzi spesso non ci andavo proprio…».
Nel senso che marinava?
«Sì».
Alessandro Gassmann: “A scuola andavo male soprattutto in matematica”
Quindi in filosofia andava male?
«Io andavo male quasi in tutte le materie, in realtà (ride)».
Per “quasi” cosa intende?
«In Matematica ho sempre avuto una grave insufficienza, intendo 4. In Italiano “galleggiavo” sul 6, in Latino e Greco avevo un’insufficienza sul 5. Per il resto, ero bravo a pallacanestro. Ma attenzione: Storia e Geografia mi sono sempre piaciute».
E “galleggiava” anche lì?
«Sì, anche piuttosto bene. Sono pure arrivato a qualche 7. Ma dal momento che “frequentavo” poco l’aula, dal terzo anno in poi il mio rendimento è andato peggiorando ulteriormente e i miei mi hanno spostato in una scuola internazionale. Lì l’ho “sfangata”».
Insomma, nella serie è un bravissimo professore ma come studente…
«Come studente tutt’altro, direi».
Il suo professor Dante insegna in un liceo?
«Sì, nella 3ª B di un liceo scientifico di Roma. Gli interni sono stati ricostruiti negli studi Videa, mentre l’esterno della scuola è un vero liceo nel quartiere Monti, vicino al Colosseo. Raccontiamo di una scuola pubblica, dove ci sono studenti di tutti i tipi, provenienti da famiglie benestanti e da contesti più difficili».
[…] Nella vita avrebbe potuto fare l’insegnante?
«Le confesso una cosa. Questa serie mi ha fatto capire che forse sarei stato un buon professore. Tant’è che mi ha fatto venire voglia di insegnare, magari in una scuola di cinema. Non ci avevo mai pensato prima, ma mi piacerebbe, per esempio, fare stage o seminari. Sono arrivato a 56 anni, ho un figlio di 22 e mi incuriosisce e mi entusiasma rapportarmi con i giovani. I ragazzi sono tutti belli. Li guardo con ammirazione e, soprattutto quelli di questa generazione qui, mi fanno tanta tenerezza per quello che stanno vivendo: sono loro a soffrire di più. La privazione della scuola, quella degli amici… certo non è una generazione particolarmente fortunata».
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