Ponte Morandi, il controllore che aveva il compito di classificare i rischi non lo aveva mai visto da vicino: la scoperta dalle intercettazioni
Ponte Morandi, il controllore dei rischi non lo aveva mai visto da vicino: le intercettazioni shock. L’uomo che aveva il compito di classificare il rischio della struttura crollata il 14 agosto del 2018, non aveva mai visto il Ponte dal vivo. E nemmeno lo aveva ispezionato di persona. Il ponte dal 2013 nei documenti di Aspi era indicato a rischio crollo per ritardate manutenzioni, ma quel funzionario a Genova non era mai stato.
È quanto emerge dalle intercettazioni riportate da Ansa. “Io non ci ero mai andato a Genova a vedere questo ponte mi han detto: ‘Fai l’analisi dei rischi catastrofali’. E io: ok”. È il 28 marzo del 2019 e Roberto Salvi, membro operativo del risk management di Autostrade, ne parla al telefono con il padre. È sotto pressione, ha appena ricevuto la visita della Guardia di Finanza, che vuole capire con che criteri sia stato redatto il Catalogo dei rischi aziendali di Atlantia.
La spiegazione Salvi la dà in diretta al genitore, nel corso di un lungo sfogo: “Mi sono posto il problema e sono andato da quello che si occupa dei ponti. Gli ho chiesto: dov’ è che potrebbe avvenire una catastrofe? Lui mi ha aperto il computer e mi ha fatto vedere: ‘Ecco, qui’. Finito. È così che è nata”. “Ecco qui” è riferito al Morandi.
Ponte Morandi, il controllore dei rischi non lo aveva mai visto da vicino
Il catalogo dei rischi è ritenuto dalla Procura di Genova un documento cruciale perché il rischio, invece di aumentare nel tempo, diminuisce, senza che venga effettuato alcun intervento. Nel 2015 dalla dicitura scompare la causa, il riferimento alle “ritardate manutenzioni”. Poi nel 2016 salta via anche il “rischio crollo”, sostituito con una più rassicurante “perdita di funzionalità statica del viadotto Polcevera”.
C’è un ultimo dettaglio, che chiude il cerchio. Il rischio crollo ogni anno, era stato valutato “basso”. In teoria la risposta veniva dai dati forniti da sensori montati sul Morandi. Apparecchi che, come hanno scoperto poi i finanzieri, non esistevano. Erano stati tranciati durante un cantiere da operai di Pavimental, società controllata da Autostrade. E nessuno, da quel momento in poi, li aveva più riattivati.
“Io ero convinto che ci fossero e che fornissero informazioni alla Direzione di Tronco – giura Salvi al padre -. Il sensore è come se tu la notte tremi e hai la mano appoggiata a me, io lo sento che tremi. Invece il maresciallo mi ha detto che non c’erano sensori. E mi ha chiesto se questo oggi cambierebbe la mia valutazione. E certo che la cambierebbe!”.
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