Loretta Goggi su Maledetta Primavera e non solo, l’intervista a ‘Il Giornale’
Loretta Goggi: “Maledetta Primavera non era per Sanremo. Rivalità con Noschese? Ecco come stanno le cose”. La conduttrice rivela alcuni retroscena sulla sua carriera in una intervista a ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come nacque Maledetta Primavera?
«Il brano avrebbe dovuto essere la sigla di Hello Goggi, il primo show di intrattenimento di Canale 5 di cui sarei stata protagonista, ma i tempi si allungavano e la canzone stava invecchiando. Così mi proposero di cantarla a Sanremo e così feci nel 1981. Da lì nacque il successo».
[…] Qual è la forza della canzone?
«Secondo me è molto suggestiva, ha una melodia che rimane. Un giorno la cantai in Germania e vennero a dirmi: Non abbiamo capito una parola ma dal pathos con cui l’ha cantata si capisce che è una grande canzone».
Lei è stata protagonista del primo varietà di Canale 5.
«Sì, e anche la prima donna a condurre un varietà. Era appunto Hello Goggi. Quando me l’hanno proposto mi sono buttata a pesce. Come sigla al posto di Maledetta primavera utilizzammo Il mio prossimo amore. Lo facevamo nel sottoscala del Jolly Hotel di Milano 2 con il trio diretto dal maestro Tony De Vita e Berlusconi era sempre presente a supervisionare. Che tempi!».
[…] E la sua carriera da imitatrice dove la mettiamo?
«Ero ospite di Pippo Baudo a Settevoci con Arnoldo Foà e Aldo Reggiani, in occasione de La freccia nera, e ad un certo punto feci l’imitazione de La spada nel cuore di Little Tony nella versione di Patty Pravo. Poco dopo Baudo mi propose addirittura Canzonissima. Facevo anche un po’ di satira nelle mie imitazioni e divenni molto amica di Alighiero Noschese».
Non eravate rivali?
«Macché. Alighiero era un signore ed eravamo legati. Addirittura all’epoca c’erano le targhe alterne; io avevo una Mini Cooper ma quando non potevo circolare veniva a prendermi lui con l’auto della Rai».
Cosa pensa della musica oggi?
«È molto viva e interessante con grandi giovani cantanti. Ma in Italia dobbiamo tutto a Lucio Battisti, il primo a rompere gli schemi della classica canzone con strofa-inciso-ritornello. Direi che è stato il nostro Beatle. Tra l’altro all’epoca condussi un programma dedicato a lui».
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