Alessio Boni, il figlio nato in lockdown e non solo, l’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’
Alessio Boni: “Mio figlio nato in lockdown e io non sapevo che fare. Marioni? C’è un cambio enorme…”. L’attore protagonista della fiction “La compagnia del cigno 2”, in onda da questa sera su Raiuno, si racconta a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista.
Nella fiction “La compagnia del cigno 2” interpreta il direttore d’orchestra Luca Marioni. Ha un trucco per entrare nei panni del maestro?
«Tre anni fa ho studiato a fondo Arturo Toscanini, grande direttore che faceva sfuriate spaventose, e Riccardo Muti, per la gestualità focosa».
Stavolta Luca sembra un po’ meno cattivo. È solo un’ impressione?
«C’ è un cambio enorme rispetto alla prima stagione. Sono passati due anni e sul fronte privato è di nuovo felice con Irene. Nella sfera professionale, invece…».
[…] Per lei quanto conta l’ amicizia?
«Molto. Quando la scegli, rimane per tutta la vita, in teoria. L’ amicizia non ti annebbia il cervello come quando sei innamorato. Con l’ amico non c’ è attrazione, è un fatto di testa e di stessa visione della vita. Io di amici veri, che posso chiamare anche di notte, ne ho cinque o sei. Solo una volta sono rimasto scottato. In amore ti aspetti di essere tradito. Nell’ amicizia vera no, ed è devastante perché non lo metti in conto».
Avere avuto un figlio ha cambiato il rapporto coi giovani protagonisti?
«Sì, inevitabilmente. Tre anni fa facevo l’amicone ma ero più distaccato, ora sono più vicino, più paterno e protettivo con loro. Ascolto di più gli altri e sono molto più vicino ai bambini».
Anche l’ approccio con il lavoro e le priorità sono cambiate ora che è diventato papà?
«Sì. Ora per lavoro non potrei stare lontano da Nina e da nostro figlio Lorenzo per più di una settimana. Alla mia età, poi, non devo dimostrare più nulla e voglio stare con lui. È un arricchimento, un viaggio».
Ha raccontato la sua storia nel libro “Mordere la nebbia”. Perché proprio ora?
«Il 22 marzo 2020 è nato Lorenzo, in pieno lockdown. Non sapevo che fare, conoscevo ogni sfumatura del suo pianto, gli cantavo qualunque cosa per farlo addormentare. Mi guardava ed era come se mi ponesse delle domande che mi riportavano alla mia fanciullezza. Così ho fatto un percorso di analisi a ritroso ed è nato questo libro».
Qual è l’ insegnamento più importante che vorrebbe lasciare a suo figlio?
«Vorrei che fosse libero da pregiudizi e che potesse vivere delle sue passioni. Voglio regalargli la vera libertà, quella del cuore».
E Lorenzo, invece, che cosa le sta insegnando?
«Ad avere tanta pazienza. Me la sta insegnando con il cordone ombelicale dell’ amore puro e dell’istinto, ed è davvero bellissimo».
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