Neffa su Liberato, il nuovo disco ispirato dal napoletano e non solo, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’
Neffa: “Liberato è un ragazzo, no marketing. Stavo per ritirarmi, il napoletano mi ha salvato”. Il cantante si racconta parlando del nuovo disco arrivato dopo un periodo difficile, durante il quale ha pensato di ritirarsi.
In una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’, Neffa confessa che l’ ispirazione è arrivata «quando stavo prendendo in considerazione l’idea di appendere il microfono al muro».
All’improvviso, invece, Neffa ha scritto una canzone in napoletano e da lì ne sono seguite di getto molte altre fino a comporre un intero disco, «AmarAmmore», tutto cantato nel dialetto partenopeo. «È stato come essere posseduto dalle muse. Mi sono ritrovato in uno stato di grazia che andava al di fuori dalla mia volontà e in cui dovevo solo lasciarmi portare. E le melodie, non so come mai, mi uscivano in napoletano».
Neffa parla di «un’ esperienza di creatività mai vissuta prima» che l’ ha riportato alle sue origini, visto che, pur essendo cresciuto a Bologna, è nato a Scafati, città della madre in provincia di Salerno, e ha padre napoletano. Il dialetto campano, quindi, l’ ha assorbito in casa e dalla musica, con una devozione particolare per Pino Daniele e i classici di Roberto Murolo.
Neffa: “Liberato non è un’operazione di marketing”
Ma «AmarAmmore» è comunque un capitolo inedito di una carriera già fuori dagli schemi: nato come batterista hardcore e diventato uno dei precursori del rap in Italia negli anni 90, Neffa ha poi rivolto il suo interesse alla musica black, coniugandola in chiave italiana. Negli ultimi tempi, era stato tentato di fermarsi, ma è stato trainato fuori dallo stallo proprio dalle sue radici: «La musica mi è venuta incontro in un momento in cui pensavo “mah, ormai”. Mi sono seduto al pianoforte guardando il quadro di mio padre che è diventato la copertina del disco e per due mesi mi sono venute note e accordi».
Nelle 12 canzoni dell’album, compaiono tre featuring, a partire da Coez, ospite del primo singolo «Aggio Perzo ‘o Suonno», fino a Rocco Hunt e a Livio Cori. Artisti giovani che si amalgamano alla modernità dei suoni: «Per la parte musicale sono stato molto attratto dalla trap, dal post hip hop e dalle sonorità digitali», spiega Neffa.
Un mix che ricorda quello del misterioso Liberato, cantante dall’identità sconosciuta che unisce il napoletano, l’ inglese e altre lingue a vari stili con ampio uso di elettronica: «L’ ho cercato due volte per questo disco, mi sarebbe piaciuto molto lavorarci, ma non c’è stato modo. Credo che i suoi primi pezzi siano stati la cosa più bella che ho sentito in napoletano degli ultimi anni. Tanti dicono che si tratti di un progetto di marketing, ma ci tengo a dire che dietro c’ è un ragazzo che ha scritto e cantato quei pezzi e io so che è uno bravo», conclude Neffa a CorSera.
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