Amedeo Minghi su trottolino amoroso e non solo, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’
Amedeo Minghi: “Trottolino amoroso frainteso, dietro c’è Mozart. Nuova generazione? Prima era diverso”. Il cantautore parla del suo nuovo brano e rivela un retroscena su quello vecchio in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come è nata la canzone?
«Come tutte le canzoni sfuggono, per nostra fortuna, alle logiche e si fanno trovare. Ero allo studio LEAD con il maestro Mario Zannini Quirini e un suo amico compositore e autore, Andrea Montemurro: dopo una lunga chiacchierata fra ricordi, attualità e fatti del tutto lontani dal mondo delle canzoni, ci siamo ritrovati, qualche tempo dopo a incidere questo brano. Effettivamente oggi posso dire, che nel contesto in cui viviamo, è particolarmente significativo».
Nel testo parla di «vinti o vincitori», «prede o predatori…». Nella vita da che parte si è trovato?
«Direi un pareggio, usando una termologia calcistica. A volte ci si immagina vinti e ci si scopre poi vincitori, o viceversa. È ciò che accade alle canzoni. A volte hanno bisogno di tempo per essere capite e avere fortuna».
Come «Vattene amore» celebrata all’ultimo Sanremo dal duetto fra Elodie e Fiorello?
«Sono stati bravi e disinvolti. Li ho ringraziati. Quel brano nasce dal dialogo incessante di due visionari, io e Pasquale Panella. Il successo e la popolarità raggiunta hanno frantumato il significato stesso di questo raffinatissimo brano. Meglio così».
Amedeo Minghi: “Trottolino amoroso frainteso”
È vero che il «trottolino amoroso» viene dalle Nozze di Figaro di Mozart e il «gattino annaffiato» dalla pubblicità della Barilla?
«È una canzone piena di riferimenti e allusioni, ma come tutti i successi viene strappata agli autori e diventa del pubblico. Dentro c’è il “farfallone amoroso” mozartiano come riferimenti a pubblicità smielate dell’epoca».
[…] Le piace la nuova generazione di cantautori emersa con lo streaming?
«Gli arrangiamenti sono il loro punto di forza. Un tempo si partiva al pianoforte o alla chitarra e si facevano sentire melodie; dovevamo essere riconoscibili con la nostra voce. Oggi i cantautori nascono in un mondo fatto di immagini e pertanto hanno un approccio diverso. Ad esempio i testi hanno bisogno di più parole e spesso sono molto più colti e profondi di ciò che la mia generazione produceva».
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