Tiberio Timperi sui fenomeni social e i problemi della tv italiana: l’intervista a mowmag.com
Timperi: “Fenomeni social? Gettone e poi a casa. In tv si lavora per amicizie e conoscenze e non per competenze”. Il conduttore sui problemi della tv italiana parla senza peli sulla lingua in una intervista rilasciata al sito mowmag.com. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Qui in Umbria ti sei trasferito da poco più di un anno: è stato decisivo il lockdown?
“Era un’idea che coltivavo già da un po’, con il lockdown si è fatta più concreta. Qui mi trovo bene, puoi andare per i boschi senza mascherina e respirare aria buona. Anche il contatto umano è diverso, meno diffidente e più diretto. Ma ogni venerdì torno a Roma per lavoro per il mio programma che conduco insieme a Monica Setta”.
Il tuo primo amore però è stata la radio.
“Ho cominciato quando avevo 13-14 anni, a Cesenatico, dove andavamo in vacanza con la mia famiglia. Un ragazzo della mia comitiva aveva una radio nel sottoscala di un bar e una volta, per sbaglio, trasmisi: un’epifania. L’anno dopo mi presento a Radio Mare Cesenatico, faccio un provino e mi prendono. Poi nell’83 entro in Rai con un concorso e rimango a Radio Rai fino all’87. Solo dopo la tv: Tele Montecarlo, Mediaset e dal 96 il ritorno in Rai. Ma la radio mi è rimasta nel cuore, è fantasia al potere”.
[…] Nel tuo lavoro, invece, questo lockdown cosa ha cambiato?
“La prima cosa che mi viene in mente è che si sente molto la mancanza del pubblico, perché se fai una battuta e il pubblico ride allora capisci che hai fatto una cosa giusta. Il pubblico è un po’ il termometro di quello che stai facendo. Viviamo in questo momento particolare che sicuramente passerà, ma secondo me non tornerà tutto come prima. Si è capito che la televisione si può fare benissimo anche da casa, che quello che conta è la sostanza”.
Cosa manca oggi alla televisione italiana?
“Il problema è che si dà troppo peso al numero degli ascolti, bisognerebbe tornare a misurare il gradimento. Gli ascolti servono ai pubblicitari non servono a costruire i contenuti dei programmi. Per come la vedo io sarebbe ora di smetterla di drogare i contenuti per pompare gli ascolti perché poi alla fine ci ritroviamo con programmi dove ti devi presentare nudo. E poi mancano gli autori, quelli bravi, con le idee”.
Timperi: “Fenomeni social? Gettone e poi a casa. Ecco cosa manca in tv”
In che senso?
“La televisione è immersa in questo sistema industriale globale che se in Afghanistan o a Timbuktu fanno un programma che funziona qualcuno lo compra, lo porta qui, lo riadatta e poi lo vende. Una certa tv dal molta importanza alle società di produzione che propongono format preconfezionati. Autori e conduttori, magari con idee e proposte, raramente vengono ascoltati. Se hai un’idea è difficile trovare interlocutori. Però forse qualche spazio c’è. Penso a Una pezza di Lundini, la vera novità del 2020.
È un programma fatto dal mio grande amico Giovanni Benincasa, che considero un genio e che, per fortuna, ha avuto grande seguito sui social. Spero che vada avanti perché per raggiungere la perfezione ci vogliono anni, non ci si può basare sugli ascolti solo delle prime due puntate, sarebbe come pensare di inventarsi il Land Rover Defender da zero, quando in realtà questa macchina è frutto di 40-50 anni di evoluzione”.
Quanto i social network stanno condizionando la televisione?
“I social stanno condizionando troppo tutto. Adesso con i social uno vale uno ed è un concetto che non condivido e che per me non è valido in nessun campo. Tutti noi abbiamo gli stessi diritti ma siamo diversi e la diversità è un valore importante, dalle diversità si impara molto. Purtroppo alcune figure apicali della tv cedono alla tentazione della realtà virtuale dei social. Per me i social vanno presi con le molle. Arrivo a dire che sono un male di cui forse si potrebbe e dovrebbe fare a meno. Ormai tutti parlano di tutto, c’è l’albo degli opinionisti, gente che è famosa solo perché è famosa, che va in televisione a dire la sua, si prende il suo bel gettone di presenza e va a casa”.
Timperi: “Fenomeni social da gettone e via. La tv ha un problema”
Lo sai perché l’Italia spesso è paralizzata? Perché?
“Perché si lavora solo per amicizie e conoscenze e non per competenze. Il nostro Paese è figlio di gente come Adriano Olivetti e Giulio Natta, quello che ha inventato il Moplen. A queste figure dovremmo tornare. Fedele Confalonieri diceva sempre: “Ognuno deve fare il proprio mestiere”. Ecco, sembra che ormai tutti siano buoni per fare tutto. Siamo arrivati al punto in cui l’incompetenza è una qualità”.
Chi sono i tuoi maestri?
“Sicuramente mio padre, perché mi ha insegnato i valori dell’onestà e della coerenza. Poi sicuramente Renzo Arbore e Gianni Boncompagni che mi hanno acceso la voglia di fare questo mestiere”.
E i tuoi riferimenti professionali?
“Enzo Tortora per l’eleganza, Corrado per l’ironia e Gianni Minà perché è un genio, è riuscito a fare delle domande impossibili a persone inarrivabili”.
[…] Nella tv dei tuoi sogni cosa vorresti fare?
“Io penso di essere rimasto un po’ come l’ultimo degli artigiani. Alla fine sto vivendo il mio sogno, godo della stima degli addetti ai lavori e dell’affetto del pubblico, e questo per me è molto importante. Quando si affronta un viaggio bisogna sempre tenere presente da dove si è partiti, non solo dove si vuole arrivare”.
E tu da dove sei partito?
“Provengo da una famiglia operaia che con i parametri di oggi potrebbe essere definita povera e sono arrivato a essere tra le 40-50 persone in Italia che fanno tv. La mattina quando mi faccio la barba so che devo dire grazie solo a me stesso e a chi mi ha dato fiducia. Tutto quello che ho fatto l’ho fatto da solo senza mai scendere a compromessi”.
Aggiungi Commento