Lello Arena racconta Massimo Troisi in una intervista a ‘La Repubblica’
Lello Arena racconta Massimo Troisi: “La sua genialità in due scene. Poteva gareggiare con chiunque” . In questi giorni ricorre il 40esimo anniversario dell’esordio di Massimo Troisi in “Ricomicio da tre”. Accanto al regista morto nel 1994, c’era l’amico di sempre Lello Arena. Proprio quest’ultimo in una intervista rilasciata a ‘La Repubblica’, parla dell’amico scomparso prematuramente, rivelando alcuni succosi retroscena sulle prime esperienze che hanno poi consacrato Massimo Troisi.
“Eravamo giovanissimi anche rispetto al successo che aveva avuto La Smorfia e alle decisioni che dovevamo prendere in quella fase della nostra carriera. Decisioni sempre dettate dalla ricerca della qualità. Massimo, Enzo Decaro e io a un certo punto ci rendemmo conto che tutti i gruppi hanno più o meno le stesse dinamiche e non sono destinati a durare per sempre”, spiega Arena a La Repubblica.
Poi nacque ‘Ricomincio da tre’. “I produttori cominciarono a capire che il trio a quel punto non esisteva più. In 40 anni mi è capitato spesso di presentarlo nel corso di festival o serate. E mi succede sempre la stessa cosa. Dopo la presentazione penso: vabbè, esco dalla sala, lo so a memoria. Ma poi mi siedo e mi faccio prendere dal film. Se lo stai guardando non ti puoi alzare, non te ne puoi andare. È un film vecchio sempre nuovo, fa parte della nostra vita. Ognuno di noi ricorda quando l’ha visto la prima volta, con chi l’ ha visto eccetera…”.
Lello Arena racconta Massimo Troisi: “Poteva gareggiare con chiunque”
Lello Arena confessa di essere arrivati a qual punto senza sapere come realizzasse un film. “Non avevamo la minima idea di come si facesse un film. Così Massimo diede incarico a Gaetano Daniele, che poi divenne il suo produttore, e a me di andare in cerca degli attori. Ci presentammo in un’agenzia dicendo candidamente quello che ci serviva e tutti ci guardarono con occhi sgranati. Ci dicevano: guardate che non si fa così, esistono le agenzie di casting, gli agenti degli attori eccetera. Non sapevamo nulla”.
E quel film ottenne un successo strepitoso. “Nessuno se lo aspettava. Ci dicevano che era una cosetta semplice e divertente ma anche che non si capiva nulla, che era un film regionale, dialettale. Tutti ci davano per spacciati”. E invece, prosegue l’attore, “Nacque subito una leggenda. Ci fu il celebre caso del cinema romano che lo programmò per un anno di seguito. Andammo a presentarlo al Ciak di Milano, la gente ci guardava come per dire: cosa state cercando di dirci? Non capiamo niente, ma perché ci fa ridere tanto?”.
Infine, il ricordo per l’indimenticabile amico, scomparso a soli 41 anni. “Penso a quella scena di “Scusate il ritardo”, io e lui sotto la pioggia per nove minuti: quale altro regista poteva immaginare una cosa simile? O al famoso sketch dell’Annunciazione con la Smorfia. Ecco, questi tocchi di genio, Massimo per me è questo. Uno che poteva gareggiare con chiunque ma si sentiva in gara solo con se stesso. Tutti gli dobbiamo qualcosa. Era un culto anche da vivo e non sempre succede. Essere parte di tutto ciò mi ha riempito la vita”.
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