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Maurizia Cacciatori molestata: “Costretta a lasciare la squadra. Voglio far passare un messaggio importante”

Maurizia Cacciatori molestata, la confessione 20 anni dopo al settimanale “F”

Maurizia Cacciatori molestata: “Costretta a lasciare la squadra. Voglio far passare un messaggio importante”. L’ex campionessa di volley, ex capitana della Nazionale azzurra, racconta le molestie subite quando aveva appena 20 anni in una intervista a «F», sul numero in edicola questa settimana.

Quello che all’ epoca era il suo allenatore, infatti, le fece delle avances. E lei reagì urlando e andandosene da quella squadra. «Un giorno l’allenatore mi si avvicina e mi fa capire che gli piaccio, che non mi vede più solo come un’atleta, che vorrebbe altro da me», racconta la 47enne che a quell’approccio non gradito reagisce malissimo. La Cacciatori urlò tutto il suo disprezzo, sbattendo la porta della palestra e se ne andò dalla squadra. Ma senza raccontarlo mai a nessuno, almeno finora.

All’epoca, spiega l’ ex campionessa di volley, non aveva voluto «rompere gli equilibri della squadra. Avevo capito che quella faccenda riguardava solo me e l’allenatore. C’è stata rabbia e delusione a dover mollare il gruppo, ma non sarei stata serena a restare. E poi non erano anni in cui si parlava di questi temi, mai sentita di una denuncia per cose di questo tipo, 20 anni fa».

Maurizia Cacciatori molestata: “Allora non si parlava di queste cose”

Oggi invece Maurizia sceglie di parlarne, perché, dice, «voglio far passare un messaggio importante: si può e si deve reagire. Per un atleta il coach non è solo il tecnico. È un punto di riferimento, una figura con cui crescere giorno dopo giorno. Quando lui si è dichiarato, diciamo così, si è rotto il rapporto di fiducia. Non riuscivo più a guardarlo in faccia».

Un rapporto di fiducia spezzato e che non avrebbe più potuto ricomporsi, dice la Cacciatori nell’intervista: «Dal momento che lui aveva messo gli occhi addosso a me non mi sentivo più sullo stesso piano delle altre mie compagne di squadra. Dovevo andarmene». E così fece.

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