Maurizio De Giovanni su Ricciardi, l’intervista a ‘Il Corriere del Mezzogiorno’
Maurizio De Giovanni: “Ricciardi ha riportato gli italiani in libreria. Seconda serie? Vi svelo una storia”. Lo scrittore parla del commissario protagonista della fiction Rai tratta dai suoi libri, in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere del Mezzogiorno’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
I dati di «Ricciardi» raccontano una mutazione televisiva che dovrebbe essere ovvia: qualità vince vacuità.
«Sei sere su sei Ricciardi ha battuto Il grande fratello vip di cui non sospettavo nemmeno l’esistenza, ma che rispetto ovviamente. Eppure non era affatto scontato: Ricciardi non è Mina , è un prodotto complesso, non è Don Matteo che puoi seguire con un quarto di cervello mentre fai altre cose. Richiede attenzione e se lo scegli accetti il gioco al rialzo».
Gli italiani hanno finalmente ritrovato il vecchio caro sceneggiato letterario.
«Sì, ma con una differenza. All’epoca c’erano solo due canali. Oggi con la tv digitale, Netflix, Sky puoi andare dove vuoi, in tutte le ore del giorno, e trovare quello che cerchi. Per questo la sfida era alta: Ricciardi avrebbe potuto risultare lento, troppo ‘educato’ così com’è senza sesso e parolacce. L’ultima puntata In fondo al tuo cuore era complicatissima: c’era un omicida suicida e un’assassina che non ammazza. Lo stesso piano del soprannaturale come metafora della compassione richiede uno sforzo e il pubblico vuole farlo. Tra i tanti apprezzamenti che ho ricevuto, mi ha reso felice quello del direttore del centro di Sant’Anna di Stazzema, dove ci fu l’eccidio nazista: ‘Ricciardi è la storia più antifascista che sia passata in televisione da molto tempo a questa parte’».
Maurizio De Giovanni: “Ricciardi ha riportato gli italiani in libreria”
Gli anni Trenta, sospesi sull’orlo dell’abisso.
«È esattamente quella sospensione che volevo raccontare».
Dopo la fine della fiction, lunedì scorso, i libri del nostro «Commissario» sono balzati in classifica.
«Questo è l’aspetto che prediligo del successo delle serie nate dalla letteratura: portano gli spettatori in libreria perché è tra le pagine che vogliono ritrovare i personaggi che hanno imparato ad amare in tv. Mi piacerebbe, infatti, proporre delle variazioni per la linea narrativa destinata alla televisione: evoluzioni un po’ diverse delle storie così da offrire sorprese anche a chi ha già letto i romanzi».
Mutatis mutandis, Alessandro D’Alatri si è dimostrato un po’ il Visconti della tv.
«Vero, con una differenza: la sua è un’esattezza viscontiana ma senza i mezzi di Visconti che voleva, anche nei cassetti chiusi, biancheria d’epoca. Né Ricciardi ha i mezzi che Hbo ha profuso giustamente nell’Amica geniale ».
[…] Si farà, dunque, la seconda serie.
«Sì, nelle prossime settimane incontrerò qui a Napoli i produttori. Credo che Per mano mia possa costituire un bellissimo inizio della seconda serie perché c’è lo svelamento della storia del figlio di Maione. Per questo non abbiamo trasposto il romanzo nel primo ciclo scegliendo che si concludesse con la morte di Rosa, l’ineguagliabile Nunzia Schiano».
Anche l’addio al Ricciardi letterario potrebbe essere un arrivederci. Da cosa riprenderà a scrivere?
«Se lo facessi, ed è probabile, ricomincerei proprio da Rosa che muore in Nel profondo del tuo cuore . Ricciardi vive una dimensione da realismo magico, Napoli è una città in cui il piano vita\morte si interseca di continuo. La tata cilentana potrebbe tornare in un’altra sfera…».
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