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Zingaretti: “L’ultimo Montalbano cambia tutto! Camilleri tradisce il suo commissario…”

Luca Zingaretti e l’ultimo Montalbano, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Zingaretti: “L’ultimo Montalbano cambia tutto! Camilleri tradisce il suo commissario…”. L’attore parla de ‘Il metodo Catalanotti’, il nuovo episodio della saga tratto dal romanzo omonimo del grande scrittore siciliano, scomparso nel 2019, in onda l’8 marzo su Rai1, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

«Nel realizzare questo nuovo Montalbano, il 37° della collezione di film-tv, ci siamo trovati ad affrontare un problema enorme: il grande tradimento di Andrea Camilleri nei confronti del suo Commissario». Quale tradimento? «Finora, Camilleri ci aveva descritto un personaggio fortemente legato all’amore per la sua terra, la sua casa sul mare, le sue nuotate solitarie, la sua donna, Livia, a volte tradita ma sempre in maniera fugace… e poi la passione per il suo lavoro e la sua squadra.

Per questo, nelle fiction precedenti, ci eravamo inventati una recitazione in stile Commedia dell’Arte, sopra le righe. Stavolta mi sono trovato davanti a un personaggio diverso: Montalbano, non più giovanissimo, si innamora perdutamente di una ragazza molto più giovane di lui, Antonia (Greta Scarano), la nuova responsabile della scientifica, che partecipa alle indagini sull’omicidio di Catalanotti».

Zingaretti: “L’ultimo Montalbano cambia tutto!”

Anche in passato il Commissario aveva avuto delle sbandate amorose.
«Sì, ma in questo caso perde la testa, è disposto per lei a lasciare tutto: la casa, il lavoro e persino Livia! Ma il maturo Commissario innamorato verrà lasciato dalla ragazza… È un vero terremoto, Camilleri sovverte tutto e, avendolo scritto in là con gli anni, è come se avesse voluto fare un riferimento alla vecchiaia che intende impossessarsi della giovinezza. Nell’interpretarlo, mi sono dovuto calare in un altro film, un salto nel vuoto».

In questo romanzo, lo scrittore fa riferimento a un’altra sua passione: il teatro.
«Proprio così. Carmelo Catalanotti, l’uomo assassinato, oltre a essere un usuraio, è un artista fondatore di una compagnia filodrammatica: un guru geniale che ha grande potere, crudele e sadico, sugli altri soci della compagnia, che sono posseduti dal suo “metodo”… e qui sta la chiave del giallo. Forse Camilleri, presagendo la su scomparsa, ha scritto quest’opera come testamento, con un preciso riferimento a temi pirandelliani a lui cari».

[…] Eppure, Camilleri affermò di essersi stancato di Montalbano, dal cui successo si sentiva «ricattato». Lei ancora no?
«Certo, per un attore è bello cambiare, ma a pochi è concesso di misurarsi con un personaggio che ogni anno viene raccontato dall’autore in una storia differente. Capisco che Andrea si sentisse ricattato dalla casa editrice Sellerio, che gli chiedeva sempre nuove storie, ma non avrebbe ceduto al ricatto se si fosse realmente stancato. Anch’io, nel 2008, decisi di interrompere: volevo uscire di scena, come piace a noi attori, tra gli applausi. Poi ne avevo nostalgia e ho ripreso: sono felice di aver continuato a vivere quest’avventura, sia dal punto di vista artistico, sia come esperienza umana».

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