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Spettacolo

Alice Pagani si racconta: “Io cresciuta tra bimbi emarginati, ho fatto da lavapiatti ma non ho mollato”

Alice Pagani si racconta in una intervista rilasciata a ‘Io Donna’

Alice Pagani si racconta: “Io cresciuta tra bimbi emarginati, ho fatto da lavapiatti ma non ho mollato”. L’attrice marchigiana ripercorre alcune tappe della sua vita privata e professionale in una intervista rilasciata a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

“È bello accettarsi infischiandosene se hai le smagliature o stai ingrassando. Se ti costringi a essere perfetta secondo l’ideale imposto dalla società, rischi che corpo e mente si ammalino”.

Infatti non si è rifatta il seno, che resta minuto.
“Sono come sono: ci ho messo tanto a crearmi una stabilità, ma alla fine ce l’ho fatta”.

Ha mai subìto qualche forma di discriminazione?
“Vengo da un paesino delle Marche, nella mia classe eravamo solo in due figli di divorziati, e io ero una bambina imprevedibile, cui piaceva fare rumore, scoprire cosa ci fosse dall’altra parte del mondo. Gli unici miei amici erano un bambino di colore e una bambina del Kazakistan”.

Anche il suo fidanzato, Dylan Thomas Cerulli (il trapper Dark Pyrex), è di origine afroamericana per parte di madre. È sensibile al tema della discriminazione?
“Dylan è nato a Roma, è per metà romano e per metà americano, e a Roma per fortuna c’è spazio per tutte le etnie. Ci siamo innamorati perché abbiamo entrambi una forte sensibilità verso l’altro, siamo persone genuine che non vedono mai il male nel prossimo e questo ci ha uniti”.

Alice Pagani si racconta: “Da piccola chiedevo a mia madre il perché delle discriminazioni “

Su Instagram ha postato una foto mentre partecipate alla manifestazione romana Black Lives Matter.
“Dylan ha tanti parenti in America, era un po’ come combattere anche per loro. Essendo cresciuta con bambini che venivano emarginati ho scoperto la loro bellezza e cultura. Da piccola chiedevo a mia madre: «A parte il colore della pelle, cos’hanno questi bambini di diverso da me? Perché gli altri non vogliono giocare con loro?». Lei rispondeva: «La diversità viene sempre sottolineata, ma tu non aver paura di essere differente, non omologarti mai»”.

Quanto è stata importante sua madre nella sua formazione?
“Dopo il divorzio dei miei mi ha cresciuto da sola. Lei e papà sono operai in fabbrica e hanno sempre avuto problemi economici, ciò nonostante mamma si è rimboccata le maniche e mi ha cresciuta senza farmi mancare niente. E quando volevo qualcosa di più mi diceva: «Devi conquistartelo, senza piangerti addosso. Non pensare mai di non essere all’altezza, puoi prenderti tutto facendo dei sacrifici. Anch’io non credevo di essere in grado di crescere una bambina, e invece ci sono riuscita»”.

Alice Pagani si racconta: “Io figlia di operai separati, a scuola facevo rumore”

Con suo padre è rimasta in contatto?
“Papà è un poeta, un romantico. Ha frequentato il liceo artistico come me, purtroppo non ha proseguito su quella strada perché il paese dove sono cresciuta ti mette addosso tante responsabilità, ma non ha mai smesso di ritenersi un artista. Ogni volta che faccio discorsi sognanti mi dicono che gli assomiglio. La mia famiglia mi ha dato tanti valori e questo conta molto di più della stabilità economica”.

Chi altro ha contato nella sua infanzia?
“Mio nonno, che lavora nei campi, parla con gli animali e crede che gli alberi abbiano un’anima. Nonostante sia analfabeta sa più di chiunque io abbia mai conosciuto. Mi ha insegnato che la sensibilità e l’empatia sono utili tanto quanto la cultura per comprendere la vita. Mi ha dato il coraggio e anche un pizzico di follia”.

L’ha incoraggiata anche nella recitazione?
“Quando gli ho detto: «Nonno, voglio fare l’attrice» mi ha messo in mano 50 euro: «Così puoi iniziare a fare quello che desideri». Per lui 50 euro erano una fortuna. I miei volevano per me un mestiere più stabile, per proteggermi, ma il nonno ha detto: «Alice, tu sai proteggerti da sola». Certo, non è stato facile. Ho fatto la lavapiatti e la cameriera per pagarmi gli studi e l’affitto a Roma. Ma mi sono rimboccata le maniche e non ho mollato. Per questo durante la pandemia ho dato volentieri una mano ad altri aspiranti attori che avevano perso il lavoro da camerieri quando hanno chiuso i bar e i ristoranti”.

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Quando è arrivata la svolta?
“Con Paolo Sorrentino, che mi ha scelta nel ruolo di Stella in Loro per «la mia purezza», così ha detto lui. Ma prima mi ha messa più volte alla prova: «Tra due settimane ci rivediamo, devi dimostrarmi che sai fare anche questo e quest’altro». Io studiavo giorno e notte e dopo due settimane gli portavo le sue richieste recitative, difficili per una ragazza di 18 anni. Alla fine mi ha detto: «Hai dimostrato di poter fare qualsiasi cosa, testarda come sei». Come dice mio nonno: se ti fai il mazzo scusate il francesismo – qualcosa ritorna”.

[…] Ha un lato oscuro?
“Sirio è la stella più luminosa del cielo perché dietro di lei c’è una stella che si sta spegnendo: se non avesse alle spalle quella oscurità non brillerebbe più di tutte le altre. Per poter brillare nel buio ho approfondito la mia tristezza, la mia malinconia e quegli attacchi di panico che molti miei coetanei hanno affrontato. Di quei lati non ho paura: le emozioni negative spesso danno la forza di agire. Credo che la mia contraddizione sia avere un aspetto angelico ma sentirmi una tigre dentro. Sul set di Non mi uccidere ho imparato a difendermi fisicamente, ad esempio facendo pugilato, perché il mio personaggio deve avere sensibilità femminile e forza maschile. Ho cercato di conquistarle entrambe, sono pronta a usarle anche nella vita”.

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