Patty Pravo una minaccia per tutti? La cantante si racconta a ‘Il Corriere della Sera’
Patty Pravo: “Io una minaccia per tutti, soprattutto per un motivo. La Bambola? Non mi piace…”. La cantante si racconta ripercorrendo alcune tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Patty Pravo, lei si sente una minaccia per sé o per gli altri?
«Un po’ per tutti. Perché ho fatto sempre quello che mi pareva, non sono mai stata dentro i canoni normali di una carriera regolare. Ho scelto sempre seguendo il mio istinto, e ogni tanto c’era sicuramente da stupirsi».
Tutta questa libertà da dove le veniva?
«Sono sempre stata così, fin da bambina, era la mia natura. Non ho mai fatto niente per calcolo, non me ne accorgevo che stavo rompendo gli schemi».
Il suo nome d’arte è un riferimento all’Inferno dantesco («guai a voi anime prave», cioè malvagie). Si sentiva maledetta e malvagia?
«No, però suonava bene. Al conservatorio all’epoca si studiava anche dantismo, mica come oggi. Eravamo al Piper, cercavamo un nome d’arte per me e parlando di Dante è venuto fuori questo “pravo” che ci piaceva. Il nome invece era per delle amiche inglesi che si chiamavano Patty, un nome che andava di moda all’epoca. E mi sono trovata con questo Patty che non mi faceva impazzire ma suonava bene».
In quale girone dantesco merita di finire?
«Va bene qualunque posto dell’Inferno, almeno sarei in piacevole compagnia. Non in un girone particolare, mi piacerebbe poterli girare un po’ tutti».
«La Bambola» fu un inno femminista. Oggi il tema è ancora attuale.
«Ma per me era quella era una canzonetta, non le davo un grande significato, poi ho scoperto che le donne ne avevano fatto un manifesto di libertà, è diventato un inno femminista anche se parola non mi piace».
Patty Pravo: “Io una minaccia per tutti”
Perché non le piace?
«È vecchia e brutta come parola, non ce n’è più bisogno. Le donne stanno prendendo delle posizioni molto importanti nella società di oggi».
Per lei non era un inno femminista e le piaceva pure poco come canzonetta.
«Non amavo quel pezzo, lo feci perché sono una professionista. Dopo averla cantata la prima volta dissi al mio manager che sarebbe stata la mia rovina… Ha venduto oltre 40 milioni di copie».
Oggi le piace?
«Ci rido sopra».
Dieci volte a Sanremo senza mai vincerlo: è stata una delusione?
«Non penso mai di vincere se partecipo. Volevo provare il Festival quando avevo 19 anni, lo vedevo come un’esperienza da fare una volta sola e poi basta. Invece è diventata una specie di calamita che mi attraeva. A Sanremo si è sempre molto tesi, si pensa soprattutto al pubblico della televisione più che a quello in sala».
[…] Che rapporto ha con l’età che passa?
«Per ora sto bene, e quindi non ci penso».
La chirurga estetica è un errore o un’opportunità?
«Dipende da come sei messo, da come ti accetti, se ti piaci o meno. È un discorso sempre soggettivo».
Cosa la imbarazza?
«La volgarità, oggi ce n’è tanta. Una volta era tutto più solare».
La politica che sentimenti le suscita?
«C’è tutto da dire, ma niente da dire».
Cinque matrimoni più uno (con Riccardo Fogli) non valido perché contratto con rito celtico. È una donna irrequieta?
«Irrequieta sicuramente. Io non ho voluto mai sposarmi, sono stati i miei mariti a volermi sposare e per non far mancare loro nulla l’ho fatto».
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