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Commissario Ricciardi, Serena Iansiti: “Guanciale mi ha colpito per due aspetti. Io innamorata? Si ma…”

Commissario Ricciardi, Serena Iansiti su Lino Guanciale e non solo, l’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’

Commissario Ricciardi, Serena Iansiti: “Guanciale mi ha colpito per due aspetti. Io innamorata? Si ma…”. L’attrice napoletana parla della sua esperienza nel cast della fiction Rai ‘Il Commissario Ricciardi’, in una intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Serena, torna spesso nella sua Napoli?
«Appena posso, anche se io vivo a Roma. La mia famiglia è di qui, sono nata qui e qui ci sto bene».

La sua Livia, invece, è una delle poche a non essere di Napoli nella fiction.
«Nei libri di de Giovanni è marchigiana. Nella serie non parla marchigiano, ma si sente che viene “da fuori”».

Dentro, invece, com’è fatta Livia?
«“Felina” nei confronti di Ricciardi, rapita da lui. Dopo averlo conosciuto durante l’indagine condotta sull’omicidio del marito, il tenore Arnaldo Vezzi, ne è attratta fatalmente. Perché Ricciardi, così ombroso e distaccato, è l’unico che la tratta come una donna normale. Mentre tutti gli altri uomini sono ossequiosi, dato che Livia è la migliore amica della figlia del Duce».

Con Lino Guanciale vi siete conosciuti sul set?
«Ci eravamo visti un paio di altre volte di sfuggita. Ma è proprio durante le riprese della fiction, fra Taranto e Napoli, che ci siamo conosciuti. Per noi del cast e per tutta la troupe capitanata dal regista Alessandro D’Alatri questo è stato un lavoro importante, anche sul piano umano. E Lino mi ha colpito per la sua affabilità: è gentile, molto alla mano».

È stato molto difficile calarsi nei panni di una diva Anni 30?
«I costumi un po’ aiutano (ride). La moda dell’epoca era molto femminile».

Basta una veletta per aggiungere un tocco di mistero?
«È un accessorio, che vela e non svela… Ma la capacità di seduzione in Livia è una dote innata, naturale: neanche lei sa di averla».

Commissario Ricciardi, Serena Iansiti: “Guanciale mi ha colpito per due aspetti”

A chi si è ispirata per calarsi in questo ruolo?
«Ho studiato tantissimo la postura e le movenze delle dive della vecchia Hollywood: Marlene Dietrich, Greta Garbo. E poi ho cercato di capire anche il segreto del carisma di Lady Gaga, una diva di oggi».

Di tipicamente suo che cosa ci ha messo?
«L’ironia e la determinazione. Livia, come me, è una che se si mette in testa una cosa la ottiene».

Lei ha sempre voluto fare l’attrice?
«Sì, da bambina mi piaceva fantasticare e mettere in scena piccole storie con le mie amiche. Al liceo ho fatto il primo corso di teatro. Poi è arrivato il Centro sperimentale di cinematografia, tanta gavetta, il ruolo di Lavinia Grimani nella soap “CentoVetrine” e così via».

Mamma Gloriana, insegnante, e papà Nicola, magistrato, sognavano per lei un futuro da…?
«…da persona felice! Non mi hanno mai ostacolato o spinto a fare professioni diverse o cose che non volevo. L’importante per loro è che io sia contenta».

Serena, di nome e di fatto?
«Beh, il mio nome è una missione. Tendo a quello, e in genere ci riesco. Ma, di base, ogni attore è un po’ irrequieto, altrimenti non potrebbe fare questo mestiere».

È vero che lei ha origini olandesi?
«Lontanissime. Infatti il mio cognome in origine era scritto Jansiti, forse da Jansen. Purtroppo, via via, all’anagrafe questa “j” bella e carismatica è diventata una normalissima “i”».

[…] È anche innamorata?
«Sono innamorata delle mie nipotine, le figlie di mio fratello Vittorio: Cecilia, di 9 anni, e Nicoletta, di 4. Sono una zia giocherellona, una zia amica. La più grande si mette già i miei maglioncini, con loro mi diverto molto».

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