Pupi Avati e il Film sul padre di Sgarbi: l’intervista a ‘OFF’ de ‘Il Giornale’
Pupi Avati: “Film sul padre di Sgarbi? Pozzetto protagonista inedito. Un rischio bypassare sale”. Il regista parla del suo ultimo lavoro che vede Renato Pozzetto tra i protagonisti in una intervista a ‘OFF’ de ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi
Maestro, a che punto è il suo ultimo film?
“Fermo, come moltissimi film che si sono fatti ultimamente, di cui alcuni destinati al Natale. Consideri che i mesi di novembre, dicembre e gennaio sono i tre mesi in cui la raccolta a livello finanziario e quindi gli incassi rappresentano il 50% di quello che è l’incasso dell’anno, può rendersi conto di quale sia il danno per l’intera industria cinematografica. Ci sono moltissimi film oltre al mio che, non potendo uscire, sono in fila come i treni che devono entrare in stazione, però tutti i binari sono occupati: dovendo creare una sorta di ordine dal momento in cui riapriranno le sale (perché prima o poi riapriranno), chissà quando sarà possibile vedere questi film. Qualcuno ha deciso addirittura di bypassare la sala cinematografica, ma questo è un peccato, perché in questo modo la gente si disabitua ad andare al cinema”.
Pupi Avati: “Film sul padre di Sgarbi? Pozzetto protagonista inedito”
Giusto secondo lei chiudere cinema e teatri?
“Dopo il primo lockdown ci fu una ripresa, malgrado tutte le nuove disposizioni, ma fu comunque molto complicato, perché le sale continuavano ad essere abbastanza disertate. La sala cinematografica è uno dei luoghi più sicuri che ci possano essere, perché con le presenze limitate, la separazione tra le poltrone e la sudivisione degli orari degli spettacoli sicuramente non si corre lo stesso il rischio quando si sale su una metropolitana o su un autobus. Il mio film vivrà la penalizzazione di tanti altri film, d’altra parte non posso essere solo io a lamentarmi, la situazione è dovuta al Covid ed è grave, per cui si può capire”.
Di cosa parla il suo film?
“Il mio film è una storia scandalosamente d’amore, scandalosamente sentimentale: racconta un matrimonio di 65 anni, quello del papà di Elisabetta e Vittorio Sgarbi che, dopo aver perduto la moglie, raccontò questa storia in un libro: lui era un vecchio farmacista di Rho Ferrarese che trascorreva molte giornate della sua vita a raccontare la sua storia a un giovane scrittore e quindi il libro è stato scritto insieme a un ghostwriter. Nel mio film ho raccontato il rapporto tra due generazioni così diverse, il giovane scrittore interpretato da Fabrizio Gifuni e il vecchio farmacista interpretato da Renato Pozzetto, il che è una grande novità perché Pozzetto non ha mai fatto un film drammatico in tutta la sua lunga carriera e non faceva un film da molti anni”.
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