Dario Argento, il tentato suicidio, le dipendenze e non solo: l’intervista a ‘GQ’
Dario Argento: “Tentato suicidio? Io salvato dalle suppellettili. Il mio arresto un errore”. Il regista 79enne ripercorre le tappe della sua vita in una lunga intervista rilasciata a ‘GQ’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
“Della mia infanzia, molto serena, ricordo soprattutto l’incontro con la paura. Mi ha fatto scoprire mondi sconosciuti di cui i miei amici e i miei fratelli non avevano neanche la più lontana idea. Io invece, grazie alla lettura e alla fantasia, li frequentavo con entusiasmo. Scoprivo abissi della mente, derive a cui ancorarmi, racconti dell’orrore, opere liriche e tragedie che in seguito, nel mio lavoro, si sarebbero dimostrati fondamentali”.
[…] Ha mai avuto paura di qualcosa che stava scrivendo?
“Molto spesso. Una notte, persuaso che l’assassino che stavo descrivendo sulla pagina fosse davvero in casa con me, pronto a uccidermi, mi precipitai sulle scale e svegliai il portiere. Era sorpreso. Parlammo a lungo, almeno fino a quando le mie ansie si placarono”.
[…] Cos’è il set per lei?
“Un luogo in cui non mi diverto mai. Non ho mai provato una grande felicità nel realizzare i miei film. Era un lavoro che facevo con metodo e applicazione quasi impiegatizia. Un lavoro che non di rado mi lasciava totalmente svuotato e che affrontavo senza questa specie di falsa euforia che sembra essere il corollario indispensabile per potersi definire regista. Non ho mai creduto nella falsa euforia: facevo il mio storyboard, facevo in modo di rispettare il mio stile, cercavo di sopravvivere”. (Sorride).
[…] Sempre acceso, con lei, è stato invece il dibattito sulla censura. Con i suoi film ha dovuto combatterla per anni.
“L’operato della censura è stato spesso orrendo con i miei film, tanto da spingermi a vere acrobazie per salvare alcune copie di lavori che dai tagli erano stati devastati. Opera, un film che mi era costato tanto come preparazione e impegno, per esempio dai tagli venne massacrato. Fu una botta durissima. E io caddi in depressione”.
Dario Argento: “Tentato suicidio? Io salvato dalle suppellettili. L’operato della censura è stato spesso orrendo con i miei film”
Le è capitato spesso?
“Mi è capitato di soffrire per l’esito di alcuni film e di sentirmi a volte svuotato, spossato, senza la voglia di andare avanti. Ho ottant’anni e per lunghissimi periodi della mia vita ho vissuto in albergo. Mi sono sempre piaciuti, gli alberghi. Sono impersonali, perfetti per concentrarsi, non ti appartengono esattamente come tu non appartieni a loro”.
Perché me lo racconta?
“Perché in uno dei miei preferiti, l’Hotel Flora, a due passi da via Veneto, nell’inverno del 1976 rischiai di suicidarmi. Stavo preparando Suspiria e le cose sul lavoro andavano alla grande, ma era con me stesso che da qualche tempo le cose non andavano benissimo. Mi era capitato di svegliarmi una notte con il nitido desiderio di lanciarmi dalla finestra e la stessa cosa mi era successa qualche settimana dopo quando mi era addirittura accaduto di immaginare il dopo, il mio corpo che precipitava a terra, lo schianto, il rumore, i titoli dei giornali.
Mi ero diretto senza dubbi verso gli scuri, ma i mobili, i tavolini e le suppellettili mi avevano impedito di realizzare il proposito. Mi ero risvegliato la mattina dopo in lacrime, aggrovigliato tra le tende e avevo immediatamente telefonato a un amico medico. «Il suicidio è una strada a senso unico, se la imbocchi tornare indietro è impossibile, ma se devi in tempo dal tuo percorso non ti accadrà più di intraprenderlo»”.
Dario Argento: “Ho tentato il suicidio in un albergo”
Come fece a dominare quella pulsione?
“Il mio amico mi consigliò di mettere tutti i mobili della stanza davanti alla porta-finestra. Funzionò. Dovetti combattere ma mi rialzai. Mi tirai su e da allora non ci ho mai più pensato.
La solitudine ha un prezzo.
“In quell’albergo per esempio ogni tanto invitavo qualcuno nel dopo cena per fare festa, ma regolarmente una volta andato via l’ultimo ospite mi sentivo solissimo. Oggi, come ieri, non ho molti amici. La pulsione al piacere della solitudine, come dice lei, un prezzo lo richiede sicuramente. È una dipendenza, la solitudine”.
Che rapporto ebbe con le dipendenze?
“L’hashish mi ha fatto compagnia per moltissimo tempo. Non mi ricordo neanche chi mi iniziò al vizio, ma se avessi potuto avrei continuato. Ho dovuto smettere, con grande dolore, perché bronchite e tosse non mi davano tregua. Per un breve periodo feci uso anche di cocaina, ma a differenza delle canne, non solo non era una dipendenza forte, ma neanche rimpianta. La cocaina mi dava fastidio. Mi faceva star male. Non mi rilassava. Abbandonarla fu naturale”.
Dario Argento: “Tentato suicidio? Io salvato dalle suppellettili”
Cosa ricorda del suo arresto?
“Qualcuno che non conoscevo aveva spedito un pacco con delle sostanze proibite a mio nome a Fiumicino. La narcotici l’aveva intercettato ed erano venuti a cercarmi. Feci entrare i finanzieri in casa e candidamente, a precisa domanda, ammisi di essere un fumatore mostrando la modesta quantità di hashisch che detenevo.
Mi portarono via, a Regina Coeli, ma non volevo che la situazione né i titoli dei giornali suonassero come «il grande regista arrestato per droga», così mentre andavamo via cercai comunque di sdrammatizzare”.
[…] Si sente un uomo fortunato?
“Fortunatissimo. Non avevo mai pensato di fare cinema e invece fare cinema è diventata un’esigenza fortissima che continua a darmi energia. Ho ancora tanti film in testa, tante storie. E le voglio girare perché senza cinema il mondo mi sembra un posto più povero, vuoto e insignificante. Non ho molte certezze, ma una brilla chiarissima: finché in una sala ci sarà qualcuno da impaurire potrò considerarmi una persona contenta”.
[…] Che impressione le fa averne 80?
“Un’impressione strana. Non mi accorgo di avere l’età che ho. Poi accade una cosa curiosa: mi pare che più vado avanti con gli anni e più il mio pubblico ringiovanisca”.
Alla morte pensa mai?
“Come fai a non pensarci? La morte fa parte delle paure di tutti. So che un giorno dovrà succedere. Spero soltanto di essere pronto” (foto).
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