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Politica

Monti sta con Draghi e avverte: “Partiti appoggino o si rischia di tornare ai giorni di allarme spread”

Mario Monti sta con Draghi e avverte sul rischio che corre l’Italia in caso di mancato appoggio dei partiti

Monti sta con Draghi e avverte: “Partiti appoggino o si rischia di tornare ai giorni di allarme spread”. Il Premier dell’ultimo governo tecnico italiano avverte sul rischio che corre l’Italia in caso di mancato appoggio dei partiti al governo tecnico di Mario Draghi.

Monti precisa che quando fu chiamato dall’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano per istituire il Governo tecnico, dovette evitare che l’Italia finisse in default, mentre il caso di Mario Draghi, a suo dire, è differente, lo spiega in un editoriale pubblicato sulle pagine de ‘Il Corriere della Sera’, di cui vi proponiamo alcuni passaggi.

“Oggi, si tratta di fare buon uso di fondi ingenti messi a disposizione dall’Europa, compito non facile ma non votato all’impopolarità. E di impiegarli non solo per investimenti, ma anche per accompagnare e rendere più accettabili le riforme strutturali decisive per la crescita, la cui urgenza ha smesso di essere percepita a causa della larghezza monetaria e della sospensione dei vincoli di bilancio.

Ci si trova, insomma, in un ambiente nel quale la politica economica rimane un esercizio complesso — che oggi non potrebbe trovarsi in mani migliori — ma per il quale ricorrono condizioni propizie inimmaginabili fino a poco tempo fa.

Anche per questi motivi, sbaglierebbero i partiti «aventiniani» a stare fuori da una maggioranza e da un governo che, condotti con capacità e alta credibilità anche internazionale, verosimilmente porteranno a risultati tali da rassicurare i cittadini e le imprese sul fatto che l’Italia inizia a risalire. Appoggiare il governo che sta per nascere, superando riflessi condizionati negativi, porterà probabilmente a buoni dividendi anche politici ed elettorali.

Se quasi tutti i partiti, dieci anni fa, hanno appoggiato in Parlamento i provvedimenti spesso sgradevoli di un governo che ha avuto in sorte un mondo opposto a quello attuale; se hanno dato a quel governo, nato su un esplicito programma di rigore, la fiducia più alta mai registrata nella storia repubblicana, sarebbe molto strano che oggi riservassero al governo che si presenta dinanzi a loro un appoggio meno ampio.

Certo, allora la gente comune e l’alta finanza avevano un incubo in comune: lo spread, che era quasi sei volte quello attuale. Ma il presidente del Consiglio incaricato può spiegare al Parlamento che, se l’Italia e le sue forze politiche non si danno una mossa, quei giorni in futuro potrebbero tornare.

È meglio per la politica scegliere di condividere oggi un impegno che lascia sperare anche la popolarità, che essere costretta a condividere in futuro una pesante impopolarità. E la definitiva sfiducia dei cittadini in quella politica”.

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