Emanuele Filiberto sulle leggi razziali e non solo, il rampollo di casa Savoia scrive una lettera alla comunità ebraica
Emanuele Filiberto: “Leggi razziali e non solo, è giunto il momento di fare i conti con la Storia”. Il rampollo di casa Savoia scrive una lettera di perdono alla comunità ebraica per le leggi marziali che nel 1938 i Savoia approvarono insieme a Mussolini. Emanuele Filiberto ne ha letta una parte durante l’intervista che andrà in onda questa sera, sabato 23 gennaio, nel corso dello Speciale Tg5 “Parole dal Silenzio”, in seconda serata.
“Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancora oggi sento tutto il peso sulle mie spalle e con me tutta la Real Casa di Savoia e dichiaro solennemente che non ci riconosciamo in ciò che fece Vittorio Emanuele III”.
“Vi scrivo a cuore aperto una lettera certamente non facile, una lettera che può stupirvi e che forse non vi aspettavate. È giunto, una volta per tutte, il momento di fare i conti con la Storia e con il passato della famiglia che oggi sono qui a rappresentare, nel nome millenario di quella Casa Reale che ha contribuito in maniera determinante all’unita’ d’Italia, nome che orgogliosamente porto”.
E’ nel ricordo degli ebrei italiani vittime della persecuzione e dello sterminio, iniziati proprio dopo la firme delle leggi del 1938, che Emanuele Filiberto ha deciso di compiere un passo “doveroso, perché la memoria di quanto accaduto resti viva, perché il ricordo sia sempre presente”.
Emanuele Filiberto: “Leggi razziali? È giunto il momento di fare i conti con la Storia”
Dopo aver più volte ribadito la condanna delle leggi razziali, Emanuele Filiberto auspica “che la Storia non si cancelli, che la Storia non si dimentichi e che la Storia abbia sempre la possibilità di raccontare quanto accaduto a tutti coloro che hanno fame e sete di verità. Le vittime dell’Olocausto non dovranno mai essere dimenticate e per questo motivo, ancor oggi, esse ci gridano il loro desiderio di essere giustamente ricordate”.
Un pensiero al suo “avo Re Carlo Alberto che il 29 marzo del 1848 fu tra i primi Sovrani d’Europa a dare agli italiani ebrei la piena uguaglianza dei diritti”. Ma anche alle sofferenze della sua famiglia, alla tragica fine della zia Mafalda di Savoia, morta nel 1944 a Buchenwald, alla zia Maria di Savoia deportata con il marito e due figli in un campo di concentramento di Berlino.
In chiusura, la richiesta ai “fratelli ebrei” di “riannodare quei fili malauguratamente spezzati”, come “primo passo” di un “rinnovato dialogo che oggi desidero riprendere e seguire personalmente”.
La macchia delle leggi razziali accompagna da sempre gli eredi Savoia, ma anche l’invasione del Regno delle due Sicilie, grazie alla quale fu creata l’Italia unita, ancora oggi presenta ombre su di cui la famiglia Savoia dovrebbe fare chiarezza. Magari chissà, scrivendo un libro di scuse, perché anche in quel caso, non crediamo che una lettera basti.
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