E se i vaccini fossero distribuiti in base ad arte e cultura? È la risposta provocazione del Movimento Neoborbonico a Letizia Moratti
“Vaccini distribuiti in base ad arte e cultura”: la provocazione del Movimento Neoborbonico. Ha fatto discutere la proposta della neo assessora alla Sanità lombarda Letizia Moratti che ha inviato al commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, una lettera in cui chiede di inserire il parametro Pil nei criteri di distribuzione dei vaccini anti-Covid.
A tal proposito, arriva una risposta provocatoria da parte del Movimento Neoborbonico che su Facebook fa un’analisi più approfondita della richiesta della vice presidente lombarda, attraverso un post pubblicato dal prof. Gennaro De Crescenzo.
“RISPOSTA NEOBORBONICA ALLA PROPOSTA LOMBARDA SUI VACCINI: DISTRIBUITELI IN BASE AD ARTE E CULTURA (NAPOLETANA E MERIDIONALE). Provocazione neoborbonica dopo la proposta lombarda: i vaccini siano assegnati non in base al Pil ma in base all’indice ACM (Arte e Cultura Meridionale). L’assessore alla Sanità lombarda, Letizia Moratti, ha chiesto al governo di assegnare i vaccini anche in base al PIL delle regioni.
Il Movimento Neoborbonico ha provocatoriamente richiesto al ministro Speranza di tenere conto della percentuale di artisti, intellettuali, filosofi, scienziati, musicisti e poeti prodotta dalla cultura napoletana e meridionale privilegiando, magari, non la ricchezza economica ma quella culturale distribuita da secoli in Italia e nel mondo.
Al di là delle provocazioni e delle (inutili) smentite, la scelta di favorire i ricchi anche per la salute -e quindi il Nord a discapito del Sud- è quella adottata dai governi italiani di turno più o meno da un secolo e mezzo.
Molte le reazioni ma tutte evidentemente “miopi” con un dubbio: forse la Moratti ha avuto solo la spudoratezza di dire una verità vergognosa su quel rapporto tra ricchezza e salute. Recenti, del resto, le dichiarazioni di politici e opinionisti di tutti i partiti, “di destra e di sinistra” (e non solo leghisti), in merito alle “precedenze” economiche o agli stipendi differenziati o alle chiusure/aperture delle regioni, sempre a danno del Sud.
I dati in questo caso sono chiari se si pensa al numero degli ospedali e dei medici (più numerosi al Sud prima del 1860) e ai finanziamenti puntualmente sottratti al Sud (circa 50 i miliardi spesi al Nord, circa 10 al Sud negli ultimi 10 anni nella sanità). Chiari anche i dati relativi alla vita media (circa 3 anni in più al Nord). La proposta lombarda, allora, sembra una vera e propria “secessione” da valori e tradizioni, oltre che “politica”.
Altro che “secessioni sudiste”. Qui siamo di fronte a due mondi diversi, ma se sul piano culturale e morale possiamo essere fieri di essere meridionali (e non lombardi), sul piano politico-economico non possiamo più accettare discriminazioni e indifferenza. Qui servono solo pari diritti tra Sud e Nord e serve, per il Sud, un rispetto che da 160 anni in troppi non conoscono”, scrive Gennaro De Crwscenzo, presidente del Movimento Neoborbonico.
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