Hugh Grant su Nicole Kidman e non solo, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’
Hugh Grant: “Nicole Kidman? Avevo paura. Oggi sono uomo diverso, soprattutto per un aspetto”. L’attore parla di “The Undoing – Le verità non dette”, la serie in onda su Sky Atlantic, di cui è tra i protagonisti in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Hugh Grant ha accettato un ruolo diverso dal solito.
«Ho potuto leggere solo i primi due episodi, ma avevo trovato tutto molto interessante. Jonathan, il mio personaggio, è un incantevole oncologo pediatrico nato per guarire… ama sua moglie, ama suo figlio… presto però si capisce non è quello che sembra. Se era anche un feroce psicopatico? Ovviamente qui non lo posso dire, ma mi ha affascinato».
Nella serie sua moglie è una brillante psichiatra interpretata da Nicole Kidman.
«Ero un po’ in ansia, avevo paura di lavorare con Nicole e con Susanne perché sebbene fosse estremamente affabile nella preparazione della serie, non ero sicuro di come sarebbe stata sul set. Alcuni registi cambiano appena iniziano a girare. Ero preoccupato. E, ad essere onesti, lo ero anche per la tv americana».
Come mai?
«Ogni volta che ho persino messo la punta del piede oltre il limite e l’ho guardata, negli ultimi anni, ho capito che è una bestia molto diversa dal cinema americano: ci sono considerevolmente — e questa è la cosa strana — più soldi in gioco e la gente la prende molto, molto sul serio. È un giro d’affari grosso e lo trovo piuttosto intimidatorio. Ma ora posso dire che Hbo è la Rolls Royce della tv americana».
E lavorare con la sua amica Nicole?
«È stato incredibilmente facile dall’inizio. Nicole mi ha ricordato Meryl (Streep: in Florence Foster Jenkins è stato suo marito, ndr) per come sono spontanee davanti alla telecamera. Non sono mai le stesse in due riprese. E sono generose: è stato come partecipare a una master class sulla recitazione».
[…] Tempo fa aveva dichiarato di essere felice di non recitare più così tanto. Dopodiché ha preso parte a una raffica di film.
«Sono un uomo leggermente diverso ora, dopo questi ultimi quattro o cinque progetti. Ho più rispetto per me stesso in termini di recitazione e penso di essere più appagato e soddisfatto. Prima mi divertiva solo vedere il film finito, se funzionava. Ora sono cambiato e posso quasi godermi il processo. Sono diventato appena un po’ più bravo e più calmo. A volte adesso, dopo una giornata sul set, mi può anche capitare di pensare: “Dai, in quella scena siamo stati piuttosto bravi”».
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