Enrico Vanzina sulla seconda ondata, la critica e non solo, il regista è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”
Vanzina: “Seconda ondata peggio per un motivo. A mio padre e mio fratello è accaduta una cosa strana”. Il regista è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle sei del mattino.
Sul momento difficile. “Questo periodo lo sto vivendo in maniera ragionata. Sono confuso, preoccupato e anche un po’ stanco. L’altra volta era diverso psicologicamente, questo miscuglio di apertura e chiusura rende tutto più complicato, c’è una commistione tra semilibertà e poi invece no. La sera ti ritrovi con serate tutte uguali, psicologicamente è pesante. L’altra volta c’era una serrata totale, l’ho vissuta quasi come una sfida alla nostra integrità morale. Ora è diverso”.
Sulle difficoltà del settore del cinema. “Non sono un ‘piagnone’, ma amo rimboccarmi le maniche. Ora la situazione è molto dura. C’è una disabitudine al cinema che già era in atto, ora il pubblico si è abituato a guardare i film in un altro modo. Sarà difficile che riaprano tutti i cinema che hanno chiuso. Questo rito collettivo non morirà, sicuramente, ma abbiamo subito uno schiaffo violentissimo e siamo molto preoccupati”.
Vanzina: “Seconda ondata peggio per un motivo”
Sulla critica. “Chi fa le commedie generalmente subisce un certo trattamento. Poi questo è un Paese dove non ti perdonano il successo. Ma il tempo è sempre galantuomo. Alla fine il tempo rimette a posto tutto. E poi succede qualcosa di strano, che è accaduto a mio padre, ma anche a mio fratello, quando ancora era in vita. Che diventi di culto. Prima venivi trattato in modo superficiale, poi iniziano a cercare significati in ogni inquadratura che in realtà non esistono. E’ sbagliato sia il primo caso che il secondo”.
Sui produttori cinematografici. “Chi fa il cinema deve fare delle cose: vedere i film degli altri, e invece molti registi non vanno al cinema. Poi stare tra la gente, soprattutto chi fa la commedia. Devi andare allo stadio devi andare al ristorante, devi fare l’amore, devi stare a contatto con la realtà. Se non guardi quello che c’è attorno a te non puoi fare la commedia. Nel corso degli anni la commedia all’italiana è diventata ideologica, invece nella grande commedia all’italiana, quella di Monicelli, non dava un giudizio sui personaggi. Poi giudica il pubblico. La grandezza del cinema italiana è di non aver mai messo l’ideologia al centro del racconto”.
Vanzina: “Commedia italiana è diventata ideologica”
Sugli italiani: “Degli italiani ho letto moltissimo. Siamo un popolo odioso e meraviglioso al tempo stesso. L’Italia è ancora legata a piccole divisioni, ai dialetti, ma alla fine è bello così. Siamo strani ma meravigliosi”.
Sui suoi esordi. “Non volevo fare il cinema, volevo scrivere e basta. Poi sono stato trascinato dentro, ho iniziato a fare l’aiuto regista. Mi è piaciuto, meno male. Totò? Me lo ricordo bene, se ne è andato quando ero piccolo. Era elegantissimo e molto riservato, non diceva mai parolacce, faceva anche un po’ impressione a frequentarlo. Quando lo vedevo sul set era Totò, ma nella vita era il principe De Curtis”.
Su Gigi Proietti. “Io con lui ho mille aneddoti, ho avuto la fortuna di lavorare tantissimo con lui. Eravamo anche amici nella vita. Ricordo che una volta stavamo girando ai Caraibi e c’era una partita della Roma contro il Napoli. L’abbiamo sentita tramite una radiolina a seimila chilometri di distanza. La Roma vinse, iniziammo a correre sulla spiaggia per festeggiare, e ci infilammo in un ciringuito a bere Rum”.
Su Paolo Villaggio. “Con lui girammo a Tokyo ‘Banzai’, facendo il film più brutto della nostra vita. Disse che voleva andare in Giappone a mandare il sushi, così inventammo una storia insensata ambientata a Tokyo. Però andare in giro in Giappone con Villaggio è stato meraviglioso. Era un uomo speciale, aveva una cultura e una semplicità incredibile”.
Sulle attrici con cui ha lavorato. “Una in particolare che ha segnato la mia storia? Tante, ma una sicuramente la Melato. Devo moltissimo a Monica Vitti. E poi altre. Credo di aver lavorato con quasi tutte le attrici italiane”.
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