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Spettacolo

Renzo Arbore: “Gli italiani hanno dimenticato il significato di una parola. Morte Maradona e Proietti un dolore immenso”

Renzo Arbore sugli italiani e non solo: l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Renzo Arbore: “Gli italiani hanno dimenticato il significato di una parola. Morte Maradona e Proietti un dolore immenso”. Il musicista tratta più argomenti in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Gigi Proietti, un addio inaspettato, il 2 novembre.
«Un grande dolore per me, un’immane sciagura. Avevo visto Gigi a casa sua, una settimana prima della scomparsa, certo non mi aspettavo una cosa del genere. Non sono potuto andare al funerale perché ero incapace di parlare. L’altra sera Rai1 lo ha ricordato con un grande show, ma non ce l’ho fatta a vederlo. È un dolore ancora troppo grande. C’ero anche io in quello spettacolo, c’era una sintonia particolare tra me e lui».

Un’altra morte prematura è stata quella di Maradona, lo scorso 25 novembre
«Sì, mi ha molto scosso. Avevo festeggiato lo scudetto del Napoli insieme a Troisi, Laurito, De Crescenzo. Fu una cosa epica, un momento di grande felicità, servita come balsamo per una città che aveva un sacco di problemi. Il 30 ottobre era il compleanno di Diego e per i suoi 60 anni avevo deciso di fargli gli auguri sul mio canale tv, renzoarborechannel.tv Ho riproposto la festa che avevamo fatto a Napoli con tanti cantanti per festeggiare Diego tanti anni fa. Chi poteva mai immaginare che dopo meno di un mese se ne sarebbe andato. Cosí, solo».

[…] Negli ultimi tempi lei ripete spesso la parola insegnamento, tv educativa. Come mai?
«Mi piace l’idea di poter insegnare i fondamenti dello spettacolo: personaggi, artisti, generi musicali da non dimenticare. E poi ho anche un po’ di rammarico: avessimo avuto noi a disposizione una rete! Io dovevo andare all’Ambasciata americana per trovare le parole di una canzone straniera».

Renzo Arbore: “Gli italiani hanno dimenticato i sacrifici”

«Sa come é nato il Clarinetto? Nell’86 il patron del Festival di Sanremo, Ravera, mi disse: “Dai Renzo vieni a presentare Sanremo” E io gli risposi: “Piuttosto vengo a cantare”. E lui mi prese in parola. Allora decisi di portare una canzone umoristica, perchè dopo Carosone non c’era più stata la canzone umoristica. Cosí nacque il Clarinetto. Poi ci pensarono Elio e le Storie Tese a continuare quella tradizione».

Dieci mesi fa (era il 9 marzo) l’Italia entrò in lockdown. Come sono stati questi mesi per lei. Che pensieri le vengono in mente oggi?
«Intanto vedo una forma di ignoranza che fa dubitare delle regole che ci sono state imposte. Io alle regole ci credo anche perche sono controproducenti per coloro che le impongono. I governanti perdono di simpatia, diventano impopolari, dunque se ci sono queste regole, significa che ci deve essere un pericolo della terza ondata. Per evitare che accada di nuovo ciò che è accaduto questa estate, dobbiamo comportarci bene, evitare feste, cenoni. Bisogna farlo, non c’è niente da fare».

Ma perché secondo lei tanti italiani non accettano queste regole?
«Perché ormai ci siamo dimenticati la parola sacrificio, come fosse obsoleta. Ma i risultati si ottengono coi sacrifici. I sacrifici sono quelli che ci hanno fatto crescere, studiare, superare le malattie. Certo sarà un Natale malinconico e triste, ma cerchiamo di contentarci. C’è una generazione che ha fatto ben altri sacrifici con la guerra».

[…] Dieci mesi in casa: ha visto tanta tv?
«Sì, ma c’è poco allegria, poca innovazione. Ci sono tante interviste, ci siamo rifugiati lì. Mi auguro ci siano nuovi format italiani, noi abbiamo inventato tanti programmi meravigliosi in Italia: Falqui, Trapani, Non stop, Studio Uno, Milleluci, Sandra e Raimondo. In America a quei tempi c’era già una tv usa e getta».

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