Allarme osteoporosi, cure sbagliate e diagnosi in ritardo per l’80% degli italiani
Allarme osteoporosi, cure sbagliate per l’80% degli italiani: i consigli degli esperti. L’osteoporosi colpisce 4,5 milioni di persone in Italia, 2 su 3 sono donne, costrette a fare i conti con ossa fragili e rischio frattura: si stima che dopo i 50 anni, 1 donna su 3 e 1 uomo su 5 vadano incontro a una frattura. Il problema è acuito da forti ritardi nella diagnosi e da cure inadeguate per l’80% dei pazienti. Inoltre, un paziente su 2 abbandona le terapie entro un anno.
Sono alcuni dei dati emersi in occasione dell’edizione 2020 di OsteoDay volta a ricordare l’importanza di un’attenta valutazione dei fattori di rischio, della diagnosi precoce, e di appropriatezza e aderenza terapeutica per ridurre il rischio di fratture. L’evento virtuale, con il sostegno di Chiesi Italia, la filiale italiana del Gruppo Chiesi, ha visto coinvolti i diversi specialisti del settore: ortopedici, reumatologi, geriatri, fisiatri, internisti, commenta Raffaello Innocenti, Direttore Generale di Chiesi Italia, per favorire il confronto e la condivisione di esperienze di pratica clinica.
Allarme osteoporosi, cure sbagliate per l’80% degli italiani
Ne parla Bruno Frediani, dell’Università di Siena. “L’80% dei pazienti con osteoporosi arriva in ritardo alla diagnosi, anche se fatta a seguito di una frattura. Una strategia diagnostica efficace oltre a un attento esame dei fattori di rischio (da età a quadro ormonale) dovrebbe prevedere, a partire dai 60 anni per la donna e dai 70 anni per l’uomo, l’esecuzione di un esame radiologico della colonna, da ripetersi ogni due anni”.
Fondamentali per la prevenzione dell’osteoporosi sono i corretti stili di vita, dieta e attività fisica. “Il raggiungimento intorno ai 30 anni del picco di massa ossea – aggiunge Frediani – è ascrivibile per l’80% a fattori genetici e per il 20% a corrette abitudini di vita”.
Fondamentali sono anche l’appropriatezza terapeutica e l’aderenza alle terapie, ma per entrambi permangono delle criticità. “Solo 2 pazienti su 10 – spiega Frediani – ricevono una terapia appropriata, quindi farmaci anti-fratturativi, bisfosfonati in prima linea, e vitamina D. Questa da sola non basta per la prevenzione delle fratture” (fonte: Ansa).
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