Milena Gabanelli sulla questione Meridionale, l’inchiesta della giornalista sulla mancata ricostruzione dell’Irpinia dopo il terremoto del 1980
Gabanelli: “Questione Meridionale sparita da agenda. Recovery Fund occasione per rilancio Sud”. In una delle sue inchieste per ‘Il Corriere della Sera’, Milena Gabanelli, insieme al collega Francesco Tortora, si è occupata della mancata ricostruzione dell’Irpinia dopo il terremoto del 1980. La giornalista allarga il discorso a tutto il Mezzogiorno, sottolineando come all’orizzonte c’è una grossa occasione per l’Italia: il Recovery Fund, che rilancerebbe l’economia dell’intero Paese se sfruttata con gli investimenti adeguati al Sud.
“Succedeva esattamente 40 anni fa e fu «Il terremoto più costoso della storia». Doveva essere la grande occasione per integrare l’economia meridionale in quella nazionale e colmare il gap che divide Nord e Sud, grazie ai 52 miliardi di fondi statali. Invece l’industrialismo forzato, ideato da una classe dirigente corrotta e inadeguata, è riuscito ad allargare ulteriormente il divario e condannato il Pil nazionale alla stagnazione. Oggi il Covid ha messo tutti in ginocchio.
Il Recovery Fund e i suoi finanziamenti a fondo perduto, circa 82 miliardi di euro su un totale di 209 miliardi (erano a fondo perduto anche i soldi per la ricostruzione post-sisma), sono presentati come la soluzione a tutti i mali, ma i progetti su come utilizzare i fondi europei al momento sono solo un elenco di buoni propositi. Certo è che per rilanciare l’economia italiana deve esserci un’idea di integrazione del Mezzogiorno, e quindi ricordare come andò a finire negli anni 80, può aiutare a non commettere gli stessi errori.
Gabanelli: “Questione Meridionale sparita da agenda”
“[…] Il fallimento dell’industrializzazione forzata dell’area, oltre a pesare sulle casse dello Stato, ha dato il colpo definitivo all’immagine del Mezzogiorno. Da allora, dall’agenda pubblica è scomparsa la «Questione meridionale», gli investimenti pubblici sono crollati ed è ripartito il fenomeno dell’emigrazione che si era arrestato negli anni ‘70.
Dal 2000 sono andati via dal Mezzogiorno oltre 2 milioni di persone, il 72% dei quali aveva meno di 34 anni (spesso giovani laureati e formati nelle università meridionali che emigrano all’estero) e il trend sembra inarrestabile. Senza un’inversione entro il 2065 la popolazione in età da lavoro al Sud diminuirà del 40% (con 5,2 milioni di cittadini in meno)”, scrive la Gabanelli fornendo anche dati e grafici.
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