Aldo Cazzullo sui Savoia, il giornalista risponde ad un lettore su ‘Il Corriere della Sera’
Cazzullo: “Savoia hanno fatto l’Italia. A Napoli qualcuno si è inventato una contro-storia”. A ‘Dillo al Corriere’ rubrica de ‘Il Corriere della Sera’, il giornalista risponde ad un lettore che gli chiede se mai in Italia vedremo una serie tv dedicata ai Savoia. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
“I Savoia hanno fatto l’Italia, e ne hanno accompagnato bene o male le vicende per quasi un secolo. Hanno espresso personaggi letterari, da Carlo Alberto che cerca la morte sul campo di battaglia di Novara (la storia della sua fuga in Portogallo vale da sola una serie tv), a Vittorio Emanuele II che preferiva le popolane alle nobildonne – la sua visita alla regina Vittoria e alla corte inglese è tutta da raccontare –, sino appunto al regicidio di cui lei parla, e alla figura tormentata di Vittorio Emanuele III, che purtroppo si piegò al fascismo ma nel suo lungo regno non ha avuto solo demeriti.
Noi qui siamo arrivati all’assurdo che nella città più monarchica d’Italia, Napoli, dove i Savoia stravinsero il referendum – perduto invece a Torino –, qualcuno si è inventato una contro-storia in cui l’unificazione del nostro Paese è una tragedia e si stava molto meglio al tempo delle forche e dell’Inquisizione”.
A stretto giro è arrivata la risposta del professor Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico, che allarga il discorso anche ad altre dichiarazioni dello stesso Cazzullo.
“ANCORA CAZZULLO… È PIÙ FORTE DI LUI: NON RIESCE A NON PARLARE (MALE) DEI BORBONE (E DEL SUD). LA CURA? MOLTI MESSAGGI PRIMA E DOPO I PASTI (link allegato)…Ecco la sintesi di due risposte di Aldo Cazzullo sul Corriere a dimostrazione del fatto che tante repliche e anche un’intervista tempo fa al sottoscritto dopo le nostre tante proteste non sono bastate…
“Ma allontaniamoci dal Sud, prima che qualcuno dica che la colpa delle scene viste in questi giorni sul lungomare di Napoli è di Garibaldi e dei Savoia, che rubarono l’oro del banco di Napoli mentre i Borbone avevano già il bidet e la ferrovia Napoli-Portici”… “Vittorio Emanuele III, che purtroppo si piegò al fascismo ma nel suo lungo regno non ha avuto solo demeriti.
IN ORDINE:
1) La folla sul “lungomare di Napoli”, nel rispetto delle norme vigenti per il virus in quei giorni, era uguale alla folla per strada a Roma, Milano, Torino ecc. ecc.
2) Stia tranquillo: anche al Sud e a Napoli abbiamo delle normali capacità logiche e nessuno ha mai pensato di associare Garibaldi al virus…
3) Con il virus non c’entra nulla ma è vero che i Savoia presero l’oro dei nostri banchi (443 milioni di lire sui complessivi 668 di tutti i banchi italiani messi insieme e lo scrisse Nitti e non un neoborbonico).
4) Ammesso (ma non concesso) che Vittorio Emanuele III di Savoia “non ebbe solo demeriti”, qualsiasi “merito” viene annullato dalle sue leggi razziali senza se e senza ma.
5) Nel referendum del 1946 i napoletani, ancora inconsapevoli di quello che avevano fatto i Savoia nel 1860, scelsero ovviamente quell’istituto monarchico che conoscevano da circa 8 secoli.
6) Le “forche e l’inquisizione” riferite ai Borbone sono una fake news, sia perché nelle Due Sicilie nell’Ottocento si registrò il più basso numero di condanne a morte in Italia, sia perché i Borbone fin dal Settecento avevano abolito l’Inquisizione (e nel 1547 Napoli fu l’unica città a scendere in guerra eroicamente contro l’Inquisizione).
7) L’unificazione fu oggettivamente una “tragedia” e questa non è l’idea di “qualcuno” ma, ormai, della maggioranza dei meridionali (come riconobbe lo stesso Galli della Loggia sullo stesso giornale di Cazzullo) e si tratta di una tesi dimostrata da documenti archivistici e da testi sempre più documentati e diffusi, se solo diamo un occhio alle migliaia di meridionali massacrati, incarcerati, deportati e, per la prima volta nella loro storia, emigrati (da allora ad oggi, senza mai smettere di partire)”.
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