Valeria Bruni Tedeschi sulla solitudine e non solo, l’intervista a ‘Io Donna’
Valeria Bruni Tedeschi: “Solitudine? Per me un tesoro, ma doloroso. Perché mi sono fatta lasciare…”. L’attrice si racconta tra vita privata e professionale in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Lei che idea si è fatta della maternità?
“I figli rendono la vita più allegra, ma ci fanno anche preoccupare. Allora dico: la maternità è essere felici e preoccupati insieme”.
[…] È una madre diversa dalla sua?
“Sì, perché mia madre non ha mai avuto sensi di colpa, è proprio qualcosa che non fa parte di lei. Invece fa molto parte di me, i miei movimenti sono arrestati o guidati dal senso di colpa. Vedo mia madre, e mia sorella Carla, come “l’altra donna”, quella non così inadeguata: come se avessimo due modi diversi di stare nella vita”.
Le riesce molto bene raccontare al cinema l’imbarazzo e il disagio, quello che i ragazzi oggi chiamano il “cringe”.
“Grazie. Ma ci sono tanti artisti che mostrano l’imbarazzo al cinema, per esempio Woody Allen o Margherita Buy. Per quanto mi riguarda, da attrice quella di svelare con sollievo la nostra vergogna profonda e il nostro essere al mondo imbarazzato è forse la ragione principale per la quale faccio questo lavoro. Invece da regista cerco di convocare le persone che non ci sono più, di dialogare con i morti e renderli presenti e vivi”.
[…] Come mai nel suo cinema il tema dell’abbandono è così centrale?
“Non sono ancora riuscita a capirlo, è come se fossi stata abbandonata nell’infanzia, anche se nei fatti questo non è avvenuto. Come se mi fosse successo qualcosa che non so”.
Tra l’altro usa l’espressione “mi sono fatta lasciare”: di solito si dice “mi ha lasciato”.
“Come se fosse colpa mia, se non fossi stata all’altezza. Questo è il grande lavoro da fare soprattutto sui bambini che sono stati abbandonati: cercare di cambiare questa informazione errata”.
Valeria Bruni Tedeschi: “Solitudine? Per me un tesoro, ma doloroso”
Quando deve interpretare un ruolo si avvicina alla sua solitudine?
“Sì, mi domando: com’è quella persona, quando nessuno la vede? Quando scopro i suoi sogni indicibili, le sue paure nascoste, mi sembra di aver trovato il personaggio. Ognuno di noi, ogni giorno, entra in società portandosi dietro quella solitudine segreta, come un tesoro o un veleno”.
Quale dei due, per lei?
”Per me è un tesoro, ma a volte un tesoro doloroso. Qualcosa di molto intimo, che ogni tanto salta fuori”.
La solitudine le pesa?
“Molto, soprattutto in questo momento, con il Covid. C’è una valenza simbolica del non poter respirare, parlare o sorridersi senza il filtro delle mascherine”.
[…] Su YouTube c’è il suo primo provino e sotto, nei commenti, qualcuno ha scritto: «Bella. Ma la preferisco cinquantenne».
“Già a 20 anni mi ritenevo inadeguata: non c’è proprio saggezza nel modo in cui uno si sente! E so che quando avrò 70 anni guardando indietro alla me stessa di oggi dirò: «Ma quant’ero stupida!». Il mio lavoro mi mette davanti a un rapporto estetico con il tempo che passa: dunque ho deciso che non rivedrò più i miei film per essere libera da ciò che penso di me fisicamente. Del resto è questa la giovinezza, essere liberi, mentre la vecchiaia è rimanere aggrappati al passato”.
Come si fa ad accettarsi veramente?
“Credo che l’unico modo sia sentirsi amati. Questo non è il periodo della mia vita in cui è così, ma quando lo sarà di nuovo, sarò una vecchietta felice”.
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